Monopattini elettrici e corsi di guida sicura in città

Monopattini elettrici e corsi di guida sicura in città sono un binomio imprescindibile, anche da questo piccolo osservatorio lo abbiamo ripetuto tante volte e non certo per penalizzarne l’utilizzo quotidiano. Se è vero che la percentuale di rischio in strada va senz’altro portata allo zero (per tutti, pedoni inclusi) allora guardiamo con favore all’iniziativa portata avanti da Link, che ha appena lanciato il primo corso di guida sicura presso l’autodromo di Vallelunga, alle porte di Roma. Il 10 giugno toccherà a Milano Lainate. Nella capitale il brand offre un servizio di sharing con circa mille mezzi al seguito ed è partner dei centri di guida sicura Aci-Sara per promuovere la sicurezza a due ruote.

Lo abbiamo sempre detto: non basta varare regole o provvedimenti punitivi, piuttosto serve l’educazione. Già, ma chi si ‘sporca le mani’ con i monopattini? Dai, su, è il pensiero comune a molti e metterlo nero su bianco non è reato. Noi si rimane sempre della stessa opinione: se non si fa avanti nessuno allora è bene che se ne occupino i gestori stessi, magari destinando una percentuale dell’investimento iniziale a eventuali collaborazioni con le scuole guida, oppure inviando manager skillati, non solo a parole, nelle scuole. Ed è proprio tra i banchi che bisogna costruire ponti di comunicazione.

Come dite? «Eh, piano, che al momento è già tanto si riesce a pagare un bike manager serio per le bici, figurarsi se ne dobbiamo pagare anche uno per i monopattini!». Certo che sì, rispondiamo, soprattutto adesso. O perlomeno prevedere una figura unica per entrambi. Da un certo punto di vista la pandemia non ha fatto altro che accelerare la percezione di quello di cui abbiamo realmente bisogno. E nel campo della mobilità quotidiana dentro i grandi centri urbani urge stimolare la convivenza tra bici, mono, auto e pedoni. Una logica che fila anche per le istituzioni, visto che al lancio del corso era presente anche Enrico Stefàno, presidente Commissione Mobilità Comune di Roma Capitale.

«Cioè – blogger da quattro soldi – mi stai dicendo che io ciclista o io monopattista o pedone sono pericoloso quanto uno che gira con il Suv, magari a 70/80 chilometri orari quando il limite è di 30? Dico ma sei scemo o cosa?». Messa così l’obiezione ti sbatte al muro grazie alla sua dannata semplicità. Da ciclomobilista e monopattista quotidiano (sempre con casco e gilet autoriflettente indosso, ndb) non posso voltarmi dall’altra parte: le auto in città, sì anche ibride, sono un problema che va perlomeno disciplinato. Nei grandi centri, questa la mia opinione, non dovrebbero neppure poter girare e per vari motivi: in primis perché la gran parte delle quattro ruote italiane sono ancora di vecchia generazione e oltre a occupare spazi ormai ridotti all’osso…inquinano. In secundis, ammesso che i mezzi abbiano emissioni contenute, resta sempre il problema di dove parcheggiarli e, terzo, il guidatore medio non cammina quasi mai a piedi, con rischi evidenti per la sua salute.

Mai creduto, allora, che il monopattino elettrico fosse ‘robba’ da nerd, da hipster o più in generale da fighetti. Se uno ci sale sopra e ci gira è perché lo trova comodo, pratico, a prescindere da come si vesta, da quanti anni abbia o se porti la barba lunga anziché corta. Educarlo o ricordargli che il mono va usato in un certa maniera non è soltanto utile, ma necessario e per il bene di tutti. Non trovate?

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