Le piste ciclabili a Roma sono un tema rovente. A parole le vogliono (quasi) tutti, ma all’atto pratico, quando cioè c’è da togliere una manciata di parcheggi (gran parte dei quali abusivi) per creare lo spazio di almeno un metro e mezzo di strada in larghezza, fioccano le proteste e i gazebo raccogli-firme nel weekend. Discorso simile anche sui social. Vediamo al volo perché.
Partiamo da un fatto, non un’opinione: Roma è una città ricca di storia e cultura. È nota per la sua straordinaria architettura, i monumenti e le opere d’arte. Ma quello che molti non sanno è che Roma possiede anche una rete di piste ciclabili. Queste piste ciclabili offrono un ottimo modo per esplorare la città, evitando il trambusto delle strade trafficate. Ci sono tratti molto ben tenuti e offrono a ciclisti e ciclomobilisti un’esperienza sicura e piacevole mentre esplorano alcuni dei luoghi più iconici di Roma.
Roma è una città che ha visto crescere la sua giusta quota di ciclisti e ciclomobilisti nel corso degli anni. Con le sue strade antiche e la splendida architettura non c’è da meravigliarsi perché così tante persone scelgano di esplorare la città in bicicletta. Tuttavia andare in bicicletta a Roma può essere piuttosto pericoloso se non fai la scelta giusta. Ecco perché avere piste ciclabili dedicate a Roma è così importante. Questi percorsi forniscono ai ciclisti un modo sicuro ed efficiente per muoversi in città, contribuendo anche a ridurre la congestione del traffico e l’inquinamento atmosferico.
Eppure questa premessa ancora non regge il confronto con la quotidianità, con la pratica di tutti i giorni. Diversi chilometri di piste ciclabili versano in cattive se non in pessime condizioni, poi spesso e volentieri manca una rete di collegamento tra i vari percorsi, che trasformano belle idee in cattedrali nel deserto.
Il III Municipio: 205mila abitanti, gran parte dei quali si muove solo in auto
Ma è soprattutto la riduzione della carreggiata che provoca polemiche. Parto dai fatti e poi arriverò alle mie conclusioni. Come riporta il quotidiano Roma Today, soltanto nel III Municipio ci sono i tracciati di Viale Jonio e via Ugo Ojetti che sono entrati da tempo nel mirino di diversi residenti. Idem per via delle Isole Curzolane e via Monte Cervialto.
«Abbiamo ricevuto centinaia di segnalazioni dalle realtà del territorio, dai commercianti e dai residenti che hanno richiesto il nostro intervento per verificare che queste bike line rispettino le norme di sicurezza e il codice della strada», affermano i consiglieri del Pd in municipio III Filippo Maria Laguzzi e Federica Rampini a margine della Commissione Mobilità. «Dalle verifiche effettuate durante il sopralluogo è emerso che, oltre a problemi derivanti dalla riduzione della carreggiata e dall’assenza di sicurezza, le bike lane non sarebbero state realizzate con una pianificazione progettuale coerente con le condizioni delle strade che attraversano. Sono infatti costantemente interrotte dalla presenza di cassonetti, da lampioni e dalle fermate degli autobus. Risulta difficile – spiegano i due consiglieri – anche la reale possibilità di parcheggiare l’auto avendo un accesso sicuro al marciapiede, ulteriore difficoltà per le persone con disabilità motorie, non vedenti e famiglie con bambini».
In genere amo scrivere di temi su cui credo di essere informato: avendo abitato e pedalato per anni in quelle zone penso di conoscere abbastanza bene le loro criticità. Leggo le dichiarazioni dei due esponenti di un Partito Democratico che mai come adesso avrebbe tutto il vantaggio a compattarsi perlomeno su questioni trasversali, apartitiche e tanto utili come queste infrastrutture light, molte delle quali realizzate dalla precedente amministrazione Raggi, e mi sembra di leggere l’opinione di qualche illustre collega ‘milleruotista’ che cura la pagina dei Motori su un noto quotidiano romano. Ma come? La capitale d’Italia, non del Burundi, muore strangolata dal traffico da 50 anni, in tutte le città d’Europa prendono provvedimenti per promuovere la mobilità attiva in ogni momento e qui abbiamo due consiglieri piddini che dentro un Municipio da 205 mila abitanti, due volte quelli di Piacenza e poco meno di quelli di Verona (!), che ‘tuonano’ contro la riduzione delle carreggiate stradali?
Ma come? Il Pd che ha appena organizzato l’ottimo evento Roma Zone 30 in Campidoglio a cui hanno partecipato perfino addetti ai lavoro provenienti da Milano e Bologna, in cui si parlava anche di urbanismo tattico con il guru (in presenza) Matteo Dondé?
Roma muore di traffico e una parte della Sinistra mette in dubbio le bike lane realizzate a lacrime e sangue
Tornando al Municipio IIII Le zone in questione mi sono note. Fatevi un giro pure voi e giudicate se la gente di quartieri così popolosi debba continuare a muoversi sempre e solo in automobile come fa adesso. Gli attenti consiglieri del Pd locale ci informano pure, udite udite, che è impossibile parcheggiare l’auto avendo un accesso sicuro al marciapiede. Roba che manco…Tafazzi! A questo punto non posso fare a meno di pensare a Nanni Moretti e alle sue due massime che qui calzano a pennello: “Va bene.. continuiamo così.. facciamoci del male” (cit. film ‘Bianca’) e “Dì (te)qualcosa di sinistra!” (cit. film ‘Aprile’).
I dubbi su diarioromano
A una foto pubblicata sull’attento diarioromano in cui si ritrae un rider sotto Galleria Pasa tirar dritto con la strada sgombra senza utilizzare la tanto agognata corsia ciclabile a lato, fioccano i commenti negativi dei lettori. Il titolo (giustamente, vista la foto) è: L’inutilità delle piste ciclabili a Roma, mentre sotto lo scatto poggia questa dida ‘interrogativa’ qui: ‘L’insofferenza per le piste ciclabili dei romani, anche quelli che vanno in bici!?!‘. Come a dire, in fare provocatorio: scusate, la pista c’è perché non usarla? I commenti già lasciano intendere lo scarso gradimento degli utenti, che lamentano l’utilizzo zero o quasi dell’infrastruttura.
Ok, la fotonotizia su ‘diario’ non certificherà in automatico che le piste ciclabili a Roma sono invise a gran parte dei cittadini, ma questa insostenbile leggerezza dell’essere…incanalati in corsia comincia a respirarsi da più parti. Se poi ci si mette pure il partito che governa la città con le sue verifiche di segnalazioni…
Come dite? (cit.Aranzulla) Ah, ok: non è vero, le piste e le corsie ciclabili sono essenziali, anzi ce ne vorrebbero ancora di più. Bene, lo credo anch’io davvero. Tempo fa andai a intervistare l’allora candidato sindaco Gualtieri mentre raggiungeva in bici un parco nella periferia a Sud di Roma, zona Prenestina. Andata e ritorno in bici in sicurezza mi furono rese possibili solo grazie a una serie di bike lane, che mi consentirono di attraversare la città da Roma nord Cassia – La Storta fino alla Prenestina. Decine di chilometri, un’estensione pazzesca. Ma fu un privilegio andare e tornare nella città più bella del mondo con la consapevolezza che ero al sicuro.
Caro Pd e più in generale cari malpancisti-perfezionisti delle corsie e delle piste ciclabili, permanenti o temporanee che siano e che vi danno tanto fastidio; cari marziani: ma certo, è evidente come tutto sia migliorabile, perfino ampliabile ed estendibile. A patto però che non si torni indietro, perché gran parte dei cittadini che continuano ancora oggi a protestare contro le bike lane vorrebbero esattamente questo: cambiare tutto per non cambiare nulla. Cavalcare quest’onda pensando al Gattopardo, non dando seguito ai chilometri messi a terra, bene o male, dalla Giunta Raggi vuol dire condannare Roma al proprio destino.