Strade scolastiche, venerdì 5 Maggio mobilitazione nazionale. Quel legame ‘battagliero’ con la poesia omonima del Manzoni

Strade scolastiche, il 5 maggio non è una data qualsiasi, ma il giorno di Street For Kids,  il giorno in cui i nostri bambini scenderanno in strada e chiederanno più percorsi sicuri per andare e tornare da scuola.  L’iniziativa è a cura di Clean Cities Campaign e rientra nelle mobilitazioni previste in tutta Europa tra il 21 aprile e il 12 maggio di quest’anno.

Clean Cities Campaign è una «coalizione europea» di oltre 70 ONG, associazioni ambientaliste, movimenti di base e organizzazioni della società civile che ha come obiettivo una mobilità urbana a zero emissioni entro il 2030. La campagna sostiene la mobilità attiva, condivisa ed elettrica «per un futuro urbano più vivibile e sostenibile».

Rivoluzioni silenziose e soprattutto quotidiane

Mi viene davvero facile immaginare il pensiero dell’italiano medio al riguardo: «Bello tutto, bella pure la boiserie (cit. dal film ‘Il Marchese del Grillo’ nell’ormai arcinoto dialogo con Aronne l’ebanista), ma ‘ste ONG, ‘ste bici, ‘sti monopattini, e pure tutti ‘sti bambini a piedi..uhm.. ma che follia è? Siamo in Italia, mica in Olanda!». Insomma: utile, purché non nel mio giardino.

Va bene, ammetto che nel 2023 le rivoluzioni si possano anche portare a termine in modo silenzioso, con la forza di una quotidianità dove pochi, incoscienti genitori accompagnano i loro piccoli a scuola a bordo di una cargo bike, u a Just Long o qualche altra diavoleria in circolazione.

Pazzi visionari guardati spesso in cagnesco dalla stragrande maggioranza dei genitori autocentrici che gli sfilano accanto. Pochi, molto pochi, invece, gli sguardi di ammirazione o perlomeno di comprensione rivolti a loro, eccetto quelli di qualche mamma che vorrebbe (ma, strano, non può): in questo ho notato più attenzione da parte delle donne.

All’inizio vi guarderanno male: fregatevene!

La quotidianità di questi genitori è molto facile da raccontare, anche perché è quello che vivo pure io. Arrivo, mi accosto alla prima ringhiera utile (ché di rastrelliere vicino al cancello d’ingresso manco l’ombra), faccio scendere la bambina, blocco la ruota posteriore, metto il lucchetto al telaio e salgo le scale. Sì, mi sento osservato; ci sentiamo osservati, ma non me ne curo e tiro dritto.

Prima ti prendono in giro poi il giro lo vogliono fare. Del resto mia figlia è contenta, anche se ogni tanto mi racconta che qualche sua compagnuccia di scuola la prende in giro (ma va?) perché siamo gli unici in tutto l’istituto a muoverci così (fate vobis). La solita storia dell’essere ‘ingroup’ oppure ‘outgroup’, come quando studiavo Psicologia della Pubblicità per laurearmi in Scienze delle Comunicazioni. Per fortuna conosco la bestia e so come affrontarla. O meglio: so come fornire gli anticorpi alla piccola.

Volete un consiglio da bike blogger? Fregatevene dei pregiudizi, svaniranno con il tempo! Come nel nostro caso: una delle bambine che prendeva in giro mia figlia, qualche tempo fa appena ha visto che facevo salire sulla cargo un altro amichetto mi ha chiesto di poter provare anche lei. «Ma certo, cara, che problema c’è: accomodati pure insieme agli altri – le ho risposto – sempre se il papà è d’accordo». La quotidianità, la routine, può crearsi anche così: in modo contagioso, superando gli ostacoli. Possibilmente con il sorriso, o comunque con entusiasmo: che stiamo facendo una “prima cosa bella”.

Cinque Maggio: l’analogia con l’ode di Manzoni dedicata alle battaglie di Napoleone

«Ei fu. Siccome immobile, dato il mortal sospiro, stette la spoglia immemore orba di tanto spiro, così percossa, attonita la terra al nunzio sta, muta pensando all’ultima ora dell’uom fatale; né sa quando una simile orma di pie’ mortale la sua cruenta polvere a calpestar verrà».

Questo componimento  l’abbiamo studiato tutti, ricordandone perlomeno l’incipit pur se a distanza di tanti anni. E’ il Cinque Maggio che il poeta Alessandro Manzoni scrisse in memoria di Napoleone Bonaparte, morto in esilio a Sant’Elena proprio il 5 maggio 1821. Il Manzoni conobbe davvero Napoleone e alla notizia della sua dipartita ne fu così rattristato da dedicargli un opera consolatoria, ricordandone le gesta in battaglia.

Per analogia, a livello di suggestione trovo molto interessante questa coincidenza con la data ‘epica’ di venerdì 5 maggio 2023. E siccome di battaglie (pur se silenziose e civili) si tratta, partiamo proprio dallo spiegare qual è il casus belli di questa battaglia, ovvero il motivo o la serie di motivi che risiedono alla base della manifestazione (europea, non della contrada di un paesino in provincia, ndb) con cui chiedere sempre più strade scolastiche. Eccoli illustrati di seguito.

Sondaggio/Tutti a scuola a piedi, in bici o in monopattino! Anzi no, contrordine: «Troppo pericoloso»

Gran parte dei motivi che tra in queste settimane stanno smuovendo coscienze europee green risiedono nel sondaggio proprio a cura di Clean Cities Campaign, secondo il quale (udite udite) nonostante l’88% dei bambini intervistati vorrebbe una strada scolastica, al momento ne può usufruire soltanto il 7% di loro.

Il sondaggio ha rilevato che il 47% dei bambini intervistati viene attualmente accompagnato a scuola in auto o in moto, percentuale che sale fino al 66% per i bambini delle elementari.

I nostri figli educati al ‘vorrei ma non posso’

Tuttavia è la parte dell’indagine sulle intenzioni, sul classico refrain ‘vorrei ma non posso‘ che fa cadere le braccia e meditare sul tipo di mobilità che stiamo tramandando ai nostri figli. Infatti il 50% degli intervistati afferma che vorrebbe camminareandare in bicicletta o usare un monopattino per andare a scuola. Addirittura il 28% dei bambini dichiara di volersi recare a scuola in bicicletta o in monopattino, ma attualmente solo il 3% lo fa. «Quando abbiamo chiesto perché i bambini in Italia non camminano o vanno in bicicletta di più – affermano da Clean Cities – il 48% dei bambini ha risposto che era troppo pericoloso». Insomma, proprio una bella azione di prevenzione genitoriale…ma al contrario!

Leggendo questi numeri comprendiamo assai bene da che parti tiri l’ago della bussola del Belpaese. In parole povere, da un punto di vista di mobilità continuiamo ancora a educare i nostri figli alla maniera degli anni Sessanta e Settanta: non già al bello, ma a una finta comodità di tipo ancestrale, che si tramanda di padre in figlio e, aspetto non proprio secondario, che nuoce alla salute. Per giunta contro la volontà degli stessi bambini e adolescenti. E’ come se scegliessimo di negare a orde di scolaresche di vedere dal vivo gli scavi di Pompei, un quadro del Caravaggio o il Davide di Michelangelo, dicendo loro che sono roba di scarso interesse, persino di cattivo gusto.

I genitori scelgono il nostro nome, noi il modo di muoverci

La cosa mi ricorda parecchio il momento solenne di quando scegliamo il nome da dare ai nostri figli. L’unica differenza è dettata dalla durata di queste scelte: quella del nome varrà per tutta la vita (anche se le prospettive di cambiarlo anagraficamente in corso d’opera si stanno man mano concretizzando), mentre quelle di mobilità potranno essere modificate soltabto a partire dal compimento del diciottesimo anno di età. Ma, mi chiedo, quali scelte in controtendenza potranno mai assumere giovani 18enni educati a loro volta da sempre alle quattro ruote e motore?

Quando i bambini fanno ‘Ooh’

Dal sondaggio emerge anche una novità, che poi tanto novità non dovrebbe essere: circa la metà dei bambini e dei ragazzi intervistati vorrebbe meno auto attorno alle proprie scuole, a prescindere dall’età e dalla regione di residenza. Piuttosto la metà dei bambini e dei ragazzi intervistati vorrebbe più alberi e spazi verdi attorno alle proprie scuole. Ma guarda un po’! E noi come li stiamo accontentando?

Altri due dati che stendono la bestia. Primo: circa un terzo dei bambini e dei ragazzi vorrebbe più corsie e piste ciclabili per raggiungere la scuola, con punte vicine al 50% per chi frequenta le scuole medie e le superiori. Secondo: ad andare a scuola a piedi o in bici sono soprattutto i bambini e le bambine delle elementari e medie (tra un quarto e la metà degli spostamenti).

«Le città italiane sono tra le più inquinate d’Europa», evidenzia Claudio Magliulo, coordinatore Campagna Clean Cities, nel video che spiega l’importanza delle mobilità attiva.

Street for Kids: ecco perché conviene fare la rivoluzione (silenziosa)

Ora cominciamo a capire meglio quali siano i motivi che venerdì 5 maggio muoveranno i rivoluzionari silenziosi? Tanti piccoli Napoleoni scenderanno in strada non già lancia, ma matita e pennarelli, in resta: dapprima immaginando e poi colorando spazi tutti per loro. “Streets for kids”, d’altronde si chiama così, no?  Giocare, pedalare e camminare, pretendendo spazi liberi e soprattutto sicuri davanti alle scuole. In Italia saranno oltre 80 gli eventi concomitanti: da Cagliari a Genova, da San Benedetto Del Tronto a Verona, città tra le più moderne in fatto di mobilità a due ruote attive. A Roma e Milano sono previste rispettivamente 35 e 20 azioni.
Qui l’elenco completo aggiornato.

Nella capitale, poi, il 14 maggio alle 10,30 è prevista la prima Kidical Mass (crasi tra Kids e Critical Mass, il grande appuntamento ciclomobilistico in grado di bloccare civilmente il traffico veicolare, ndb): bambine e bambini si ritroveranno nientemeno che al Circo Massimo (lato Tevere).

Ciclomobilisti e anche ciclisti della domenica che durante la settimana usano sempre e solo l’auto privata, facciamocene tutti una ragione: le strade scolastiche sono una parte fondamentale della nostra infrastruttura di mobilità ed è importante che siano sicure e accessibili a tutti.

Serve, anzi urge, ripensare gli spazi in funzione di chi ci vive, divincolandosi a tutti i costi dalla morsa fatale del traffico veicolare. In città sotto quest’aspetto siamo ormai arrivati a livelli penosi e nella capitale, pensate, c’è persino chi propone petizioni per impedire l’introduzione di una nuova Fascia Verde da parte del Comune, un’implementazione prevista a partire dal prossimo novembre. La piramide rovesciata.

E allora..siate come Napoleone: almeno per un giorno, almeno il Cinque Maggio!

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