Urbanismo tattico: trasformare le città in modo creativo e partecipativo

L’urbanismo tattico è una filosofia di progettazione urbana che mira a trasformare gli spazi urbani in modo creativo e partecipativo attraverso interventi temporanei e poco costosi. Questa pratica ha il potenziale di migliorare la qualità della vita delle persone nelle città, rendendole più vivibili e sostenibili.

Il concetto di urbanismo tattico ha guadagnato popolarità negli ultimi anni grazie a numerosi esempi di successo in tutto il mondo. Questi esempi includono, ad esempio, parchi e percorsi ciclabili temporanei, strade pedonali e giardini urbani. In questo articolo, esploreremo come l’urbanismo tattico può trasformare le città in modo creativo e partecipativo.

Cos’è l’urbanismo tattico

L’urbanismo tattico si basa sulla teoria che le trasformazioni urbane possano essere attuate in modo rapido, economico e temporaneo, utilizzando materiali facilmente disponibili. In altre parole, l’urbanismo tattico è un modo per testare e sperimentare soluzioni urbane senza investire grandi somme di denaro o impegnarsi in interventi a lungo termine.

Esempi. Un esempio di urbanismo tattico è la creazione di parchi temporanei su spazi inutilizzati o parcheggi. Questi parchi possono essere creati utilizzando materiali facilmente reperibili, come pallet di legno, sedili, tavoli e ombrelloni. I parchi temporanei possono essere utilizzati per ospitare eventi, concerti, attività ricreative o semplicemente come spazio di relax per i cittadini.

Percorsi ciclabili. Un altro esempio di urbanismo tattico è rappresentato dalla creazione di percorsi ciclabili temporanei. Questi percorsi possono essere realizzati utilizzando barriere di plastica o vernice temporanea per segnare il percorso ciclabile. I percorsi ciclabili temporanei possono essere utilizzati per testare la domanda di percorsi ciclabili in una determinata area e per valutare la loro efficacia prima di impegnarsi in progetti a lungo termine.

Benefici dell’urbanismo tattico. L’urbanismo tattico offre numerosi benefici per le città e i loro abitanti. Uno dei maggiori vantaggi è la possibilità di testare soluzioni urbane in modo rapido ed economico. Questo consente di valutare l’efficacia di un progetto prima di investire grandi somme di denaro in interventi a lungo termine.

L’esempio (virtuoso) di Bologna

La Fondazione per l’Innovazione Urbana (Fiu) a Bologna è un centro multidisciplinare di ricerca, sviluppo, co-produzione e comunicazione delle trasformazioni urbane a servizio della costruzione dell’immaginario futuro della città. La Fiu, che vede tra le sue new entry l’arrivo del bravo Andrea Colombo come esperto di mobilità (nel link il nostro incontro a Roma pochi giorni fa in occasione dell’evento ‘Roma Città 30’), svolge un ruolo propulsore di relazioni tra amministrazione pubblica, università, imprese, Terzo settore e cittadinanza.

Nei percorsi degli ultimi anni (Laboratori di Quartiere, il Laboratorio Spazi, le Case di Quartiere, il Bilancio partecipativo, ecc.), la Fiu ha esplorato e contribuito a valorizzare la dimensione della “prossimità” nella città fisica. Da questo lavoro emerge che a Bologna è già presente un forte decentramento amministrativo e dei servizi. Inoltre la valorizzazione dei luoghi di prossimità diffusi anche fuori dal centro storico costituisce un tassello indispensabile per la costruzione di una città policentrica e sostenibile.

La dimensione della “prossimità”, intesa come la diffusione capillare in tutta la città di spazi pubblici dedicati alle persone e all’ambiente (piazze, strade, ciclabili, aree gioco, edifici ad uso civico, ecc.), rappresenta un enorme valore nella dimensione qualitativa della vita delle persone in ambito urbano.

Cantiere Spazio Bologna. E’ nato come uno degli strumenti del progetto “R-innovare la città/ Osservatorio sull’emergenza Coronavirus” con l’obiettivo di promuovere un confronto sulla città di prossimità e realizzare politiche e progetti per valorizzarla, con il coinvolgimento di gruppi e realtà locali attivi su questi temi o direttamente interessati.

Gli obiettivi di Cantiere Spazio Bologna:

  • contribuire ad aumentare in città gli spazi di prossimità di qualità, dedicati alle persone e all’ambiente
  • sperimentare metodi e strumenti innovativi per trasformare anche temporaneamente lo spazio pubblico
  • realizzare attività di osservazione e monitoraggio degli spazi in trasformazione per fornire dati e informazioni utili a valutare gli impatti degli interventi per migliorarli, confermarli o modificarli
  • informare e coinvolgere la cittadinanza direttamente interessata dalle trasformazioni
  • promuovere un dibattito pubblico sullo spazio pubblico di prossimità.

 

Nell’ambito del Cantiere Spazio a Bologna la Fondazione utilizza proprio lo strumento dell’urbanistica tattica, in modo da realizzare alcuni interventi di trasformazione temporanea dello spazio pubblico. Un processo di trasformazione urbana utilizzato dalle città di tutto il mondo che permette di cambiare rapidamente l’uso di uno spazio con elementi temporanei e poco costosi, analizzare la loro efficacia e poi adattare il progetto definitivo sulla base delle reazioni dei fruitori dello spazio. Si basa su azioni temporanee, reversibili, accessibili e agili, come strisce colorate, arredi urbani, fioriere o giochi dipinti a terra. Questo tipo di trasformazioni rapide e semplici permettono di attivare nelle comunità locali nuove dinamiche e usi dello spazio.

Osservazione e monitoraggio: tempi e modalità. Il processo di trasformazione inizia con un primo monitoraggio dell’area e prosegue con la realizzazione dell’intervento temporaneo che viene successivamente monitorato nei suoi effetti. La fase di osservazione e monitoraggio prima e dopo l’intervento temporaneo comporta l’uso di strumenti come questionari, interviste, videocamere per analizzare i flussi, osservazioni sul campo, focus group con soggetti attivi nel territorio. L’obiettivo è comprendere come funziona la sperimentazione e individuare direttamente dalle reazioni dei cittadini quali aspetti è necessario modificare nell’ottica dell’intervento definitivo.

La chiave dell’urbanistica tattica è che il progetto definitivo dovrebbe rispondere meglio alle necessità degli abitanti e del territorio, perché le persone hanno già avuto l’opportunità di vivere lo spazio tramite la sperimentazione temporanea e occasioni per suggerire modifiche migliorative.

Bologna tra Zone 30 e piazze (non strade temporanee) scolastiche

Mentre in gran parte delle città italiane fa notizia l’apertura temporanea (per carità: non sia mai!) di una manciata di strade scolastiche, a Bologna certe pratiche sembrano disbrigarle più velocemente.  Dopo le sperimentazioni di urbanistica tattica di via Milano e via Procaccini e l’intervento definitivo alle scuole Tambroni, nel capoluogo felsineo sono in partenza altri 5 interventi per migliorare la vivibilità della città: a partire proprio dalle piazze scolastiche.  La loro creazione si inquadra nella trasformazione di Bologna in Città30, una politica che, oltre ad azioni di ridefinizione dei limiti di velocità, prevede anche azioni di progressivo ridisegno delle strade.

Le aree in prossimità delle scuole rappresentano in questo senso dei luoghi molto significativi, essendo zone capillarmente diffuse in tutta la città, dove risulta particolarmente importante migliorare la sicurezza stradale, in particolare a tutela di bambini e bambine, introdurre nuovi elementi di arredo accoglienti, che invitino al gioco, al movimento, all’esplorazione e all’aggregazione, e creare nuovi spazi pedonali di prossimità per le persone. I prossimi interventi in programma riguardano: via Populonia (Savena), Scuola Secondaria di I grado Farini e Scuola Primaria Padre Marella; via di Vincenzo (Navile), Scuola Primaria Federzoni; via Perti (Porto-Saragozza), Scuola Primaria Bombicci; giardino Guido Rossa (Navile), Scuola Primaria Casaralta e Scuola Materna il Flauto Magico; largo Brescia (Savena), scuole dell’Infanzia Ciari Bruno.

 

Zone 30: e mica siamo in Svizzera (purtroppo)

Rispetto a molte altri centri urbani italiani Bologna può essere considerata una piccola cittadina Svizzera: perlomeno per l’impegno e i primi, importanti, risultati ottenuti finora.  Intanto proprio in Svizzera gongolano dopo l’introduzione di zone limitate a 30 km/h sulle strade. Pensate: questa novità (sforziamoci di definirla ancora così) ha contribuito a ridurre del 38%  – in media – il numero di feriti gravi. Non sono sensazioni astratte dell’uomo della strada, ma i dati di uno studio inedito a cura dell’Ufficio prevenzione infortuni (Upi).

L’Upi, nel dettaglio. ha infatti potuto valutare per la prima volta quasi 600 singole misure infrastrutturali che hanno avuto un impatto positivo sulla sicurezza stradale. Dall’analisi emerge che «gli incidenti gravi sono diminuiti in media del 38% nelle zone 30 di nuova realizzazione», precisa una nota a margine.

Nel frattempo, nel nostro piccolo, continuiamo a raccontare di chi ancora si rifiuta di credere che esista un modo nuovo, anzi antico, di muoversi da un punto all’altro della città: diverso da quello autocentrico che ci hanno tramandato i nostri padri.

 

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