Casco e monopattini, i maledetti casi di Genova e Firenze

Casco e monopattini, questa è la loro settimana. Una combinazione di keyword che fa senz’altro la felicità del Seo, del blogger, del giornalista di cronaca nera, ma meno, molto meno, chi vive ogni giorno la vita a due ruote. Andiamo con ordine.

Lo scorso lunedì il dramma si compie a Genova, dove una giovane mamma di 34 anni muore travolta da un tir mentre era alla guida del suo monopattino elettrico. Mi viene da imprecare siolo a scriverlo, eppeò è così! E neppure poche ore dopo la sua morte, sempre nel capoluogo ligure è toccato a un altro ragazzo, anche lui trentenne, anche lui giovane: ha sbattuto la testa a terra dopo aver perso l’equilibro sul suo mono ed è stato trasportato in codice rosso in ospedale.

Mono e bipa, aumentano le rilevazioni

La stampa ci sguazza, ma ‘è la cronaca bellezza’. Ora cominciano a fare giurisprudenza anche i numeri delle due ruote, e, visto il flusso, non sono affatto bassi. Così, allora, se ne può fare l’utilizzo che se ne vuole. Ergo, se prima ad andare in bici e in mono erano quattro gatti alla domenica, adesso, tra bonus mobilità, pandemia e dimezzamento della capienza dei mezzi pubblici, gli utenti sono aumentati. Poi, detto (e scritto) tta noi, che tutto questo fosse inevitabile visto che tutto il mondo sta scendendo dall’auto per salire su una sella o su una pedana lo avevamo compreso da tempo. Ma questo è un altro tema.


Intanto, dando una rapida occhiata all’indietro, giusto a pochi mesi fa, troviamo i numeri del rapporto Areu sulla micromobilità elettrica, che tanto appassionano, ora più che mai, tutti quelli che vedono questi mezzi come fumo negli occhi. Da 103 incidenti in 90 giorni (giugno, luglio, agosto 2020) a 34 in soli 16 giorni, i primi di settembre 2020. Sono i sinistri registrati nel milanese ed elaborati su dati Areu (Azienda regionale emergenza urgenza). E adesso che comincia a trovarsi letteratura negli scaffali, si fa per dire, aumentano le critiche, o meglio, le diversità di opinioni anche tra addetti ai lavori.

Casco sì casco no

Fioccano i video (ottimamente realizzati) e le teorie di chi non attribuisce al casco quel valore salvavita così come lo conosciamo noi, in quanto non aggiunge un etto pin più di sicurezza, soprattutto nelle dinamiche in cui si verificano incidenti gravi. Ma, questione ancora più importante, è proprio in queste ore che la querelle stradale sta prendendo una piega ben precisa. Da una parte abbiamo i Tar regionali costretti ad applicare la legge e a bocciare la pur buona volontà del sindaco di Firenze Dario Nardella, il quale avrebbe voluto rendere obbligatorio l’uso del casco a bordo del mono già dal primo febbraio. Ebbene, i Giudici del Tribunale amministrativo regionale hanno bocciato il provvedimento del Primo cittadino, ricordando che legiferare in materia è di esclusivo appannaggio dei dirigenti. Una tesi contestata o perlomeno ricordata anche dal Sindaco di Genova, Marco Bucci. Anche lui ha ammesso che non è suo compito “normare traffico e viabilità, ma che bisogna pur cominciare a fare qualcosa“.

Nessun suggerimento, per carità, ma un’indicazione elementare: e se da oggi cominciassimo a rispettare tutti, ma proprio tutti, il codice della strada e i suoi limiti di velocità, soprattutto in città?

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