Il cicloturismo in Italia non penso sia solo un’opportunità, ma un dovere. Troppe le bellezze, gli odori e i sapori di cui sono intrise le nostre meravigliose terre, in qualunque posto ci si trovi, che vanno per forza assaporate ad ‘andamento lento’. Già, ma se non sei appassionato di bici e fino ad ora hai fatto le tue vacanze muovendoti esclusivamente in auto, se tutto o quasi quello che vedi è perché sei seduta accanto al lato del finestrino passeggero, sulla base di quali precondizioni pensi di poter fare ‘la rivoluzione’ lenta…da sola?
Non credo serva leggere un post sul blog Vita a due Ruote per comprendere quanto sia bello il nostro Paese visto in bici, ormai anche a un bambino di 8 anni basta ‘googlare’ ciclovie ed esce l’universo mondo. Semmai un altro paio di maniche è provare a raccontare questa bellezza agli altri, famiglia inclusa. Le ciclovie le ho pedalate quasi tutte in solitaria o nelle ‘vite passate’ e mi piacerebbe poter condividere tutto questo con i miei cari. E’ un cruccio che credo riguardi molti di noi e che nel mio caso si trascina da troppo tempo. Vorrei poter rimediare, già, ma come convinco la ciurma a lasciare l’auto nel parcheggio almeno durante i pochi giorni di vacanza a disposizione?
A parte me, oltretutto, non è che la bici sia esattamente di casa. Mia moglie, per esempio, in bici ha cominciato ad andarci da bambina (come la gran parte degli appassionati attuali), ma non è che poi abbia dato seguito alla sua esperienza iniziale. La sua mobilità, così come quella di migliaia di altre persone, si è basata per anni su un mix intermodale composto da metro, auto da e verso i parcheggi di scambio (almeno quelli!) e da qualche camminata a piedi. Come ciclomobilista..un po’ pochino, non trovate?

Anche mia figlia, ancora piccola, non è stata da meno. E dire che finora ce l’ho messa tutta pur di farla entrare, in sicurezza, nel mondo della bicicletta. Sulle due ruote abbiamo trascorso parecchio tempo insieme, perché la bicicletta è convivialità e allegria e mi sono fatto sempre in quattro pur di farle vivere quest’esperienza. Non voglio assolvermi, ma credo di averle anche fatto rispettato le principali tappe di avvicinamento a sella e manubrio.
La piccola è andata in bici così
- Ho rispettato ogni fase di sviluppo raccomandata: bike balance a 3 anni e bici senza rotelle a 6;
- Per giorni l’ho educata a infilarsi con naturalezza tra percorsi di ‘otto’ ed ‘esse’, realizzati disponendo a terra zaini e borracce d’acqua;
- L’ho fatta esordire lungo le piste ciclabili a Roma prima dell’implementazione e della loro cura in tempo di Covid. Più o meno andare a fare due passi lungo un percorso di guerra.
Insomma, mancava solo la palude del caimano in Rhodesia (Cit. Oscar Pettinari, alias Carlo Verdone, in ‘Troppo Forte’) e poi me l’ero inventate tutte. Purtroppo a causa del Covid e di molti altri problemi insorti in questi ultimi mesi non c’è stato modo di tornare a sorridere in bicicletta, ma non dispero. Nel frattempo l’Estate è arrivata (o quasi) e madre e figlia quando sentono di parlare di sella e manubrio fanno il verso delle tre scimmiette. Allora ho cercato di lavorare di fino, di provare ad aggirare l’ostacolo. Provengo dal settore della comunicazione e mi sono giocato il tutto per tutto… vendendo il prodotto, che forse è la cosa che mi riesce ancora meno peggio di altre.
La mia arma di persuasione? «Siamo tutti cicloturisti, anche voi»
Sono sceso in cantina, ho recuperato una vecchia stampante fotografica e anziché stampare le decine e decine di foto arretrate della piccola, sul Mac ho composto alcune ‘cartoline’ prese da ogni risorsa on line possibile e immaginabile, con luoghi e scorci veramente baciati dal Signore, a loro volta toccati anche da una ciclovia o da una bike lane. Una carrellata di immagini che per ovvi motivi di copyright non posso né voglio riprodurre sul blog, eccetto un paio di scatti: quelli del percorso ‘Basilica di Aquileia – Porto Mandracchio – Grado Itinerario ad anello da Grado‘. Causa lavoro mi trovai anni fa in Friuli Venezia Giulia per un breve periodo, poi da allora non ci sono più tornato.

Di quei posti conservo davvero ottimi ricordi, legati soprattutto alla praticità dell’andare in bicicletta. Un senso di libertà, di immersione totale nella natura che ho riassaporato soltanto quando mi sono trovato in mezzo a decine di piantagioni incolte che si divoravano una pista ciclabile non curata a Roma. Quest’ultima circostanza, però, era più che altro dettata dalla mano (pigra) dell’uomo e meno dall’eventuale pennellata celeste.

Lungo questo percorso, peraltro etichettato come ‘facile’, si incrocia la Basilica patriarcale di Santa Maria Assunta che si trova appunto ad Aquileia, in provincia di Udine, i cui resti antichi risalgono addirittura al IV secolo. Mentre raccontavo vedevo madre e figlia appassionarsi e una volta narrata la storia della Basilica, svelata la magia di quei posti, ho voluto concludere la rappresentazione calando in tavola l’asso di bastoni, ovvero il percorso Alpe-Adria. E’ tra i più belli, i più abbordabili e pure tra i più battuti in assoluto: circa 400 chilometri che collegano Venezia a Salisburgo. Basta come foto a effetto?
Abbandonato il Friuli, ho mostrato alcune foto della Ciclovia dell’Oglio in Lombardia, nel 2019 eletta pista ciclabile più bella del mondo (290 km), e della Ciclovia della Val Pusteria in Trentino Alto Adige (105 km lungo la catena della Dolomiti, fate vobis). Ne avevo anche altre ma ho preferito puntare solo su queste, senza voler calcare troppo la mano. «Guardate che siamo tutti cicloturisti e incroceremo senz’altro tante altre famiglie come la nostra- ho detto loro alla fine – sarà una vacanza mica la tappa del Giro d’Italia!». Oh, alla fine ho ottenuto un «ok, promesso, ci andremo a breve», che nel mio vocabolario di casa suona più come un «sì, dannazione!». Stentato, fuori dai denti, ma è pur sempre un «Sì»!
Nel frattempo scorro al volo il recente sondaggio TomTom (?) e leggo che anche quest’anno per andare in vacanza 8 italiani su 10 utilizzeranno ancora una volta l’auto. Spengo subito tutto, non sia mai la rilevazione statistica dell’ultim’ora dovesse far cambiare idea a qualcuno. Io, intanto, sogno la mia vacanza a due ruote ‘lente’ e scorro le cartoline una a una… come un (ciclo)turista appena tornato a casa dalla vacanza e soddsifatto della sua bella esperienza.