La corsia ciclabile torna a farsi umana, per giunta in tutta Italia. Credo, anzi ritengo, che visti i tempi ve ne sia un bisogno di natura ormai oggettiva e ineluttabile.
I cicloattivisti sparsi un po’ lungo tutto lo Stivale hanno cominciato a Bologna lo scorso venerdì 20 gennaio e domani, martedì 24, daranno un nuovo colpo di cavalletto per bloccare le loro biciclette a bordo strada in diverse grandi città: Torino (appuntamento a Largo Vittorio Emanuele II dalle 7,30) e di molte altre città sparse in tutta Italia.
Ciclabile umana: dove e quando
La corsia ciclabile umana è un insieme di flash mob che gruppi di attivisti e associazioni hanno deciso di organizzare per manifestare pacificamente. La sicurezza stradale è un tema caro a tutti (a parole), assai più nei fatti per chi in strada si muove attraverso la mobilità lenta o attiva). Ad esempio la Fiab (Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta) l’ha inserita ormai d tempo in cima alla propria agenda:«Le città, le vie, le piazze – sostengono nella Onlus che unisce migliaia di ciclisti e cicloattivisti italiani – devono tornare a essere uno spazio pubblico anzitutto per gli utenti attivi della strada, come pedoni e ciclisti. Milano, Roma, Firenze, Treviso, Genova, Cagliari e Napoli sono altre città in cui sono confermate altre iniziative simili nei prossimi giorni».
Anche i dipendenti pubblici tra i partecipanti
A conferma ulteriore della bontà dell’iniziativa anche l’adesione dei dipendenti pubblici che si muovono a due ruote lente. FIAB Roma BiciPA, infatti, aderirà al flash mob #fatecelargo (la versione romana del flash mob nazionale) «per chiedere al Comune di proteggere chi ogni giorno pedala in città, per sollevare l’attenzione sulla pericolosa inciviltà di chi abusa della strada mettendo in pericolo l’utenza fragile ovvero chi sceglie di muoversi a piedi o in bici e perché vogliamo Roma Città 30».
Il ritrovo è in Via Tuscolana, lungo la salita del Quadraro. A partire dalle ore 7:45, i cicloattivisti si disporranno in una lunga fila indiana a ridosso della linea bianca della corsia ciclabile per proteggere con il loro corpo e le loro bici chi pedalerà in quel tratto di strada (soprattutto genitori con figli e bike-commuters). La “ciclabile umana” durerà fino alle 9:00, così da dare la possibilità a quante più persone di esserci e farne parte.
«L’associazione FIAB Roma BiciPA – si legge nella nota a margine dell’evento – nata tra i dipendenti delle principali amministrazioni pubbliche romane come Camera dei Deputati, Presidenza del Consiglio, MEF e altri ministeri per promuovere l’uso della bici come mezzo quotidiano per raggiungere i luoghi di lavoro, sta ultimamente ricevendo sempre più consensi in tutta la Pubblica Amministrazione. Nella nostra città, tra le prime al mondo per intensità del traffico e ore perse nel traffico, incidentalità e velocità medie nelle ore di punta inferiori di molto a quelli della bici, si sente sempre di più la necessità di maggiore sicurezza per tutti gli utenti della strada, pedoni e ciclisti in primis, ma anche per gli stessi automobilisti e motociclisti. Ha fatto piangere tutta Italia l’uccisione da parte di un’automobilista del giovanissimo Francesco Valdiserri su un marciapiede a Roma e ciò nonostante (quasi ogni giorno si registrano vittime in città) nessuno ancora si muove nella direzione giusta: quella indicata dalle Nazioni Unite!».
Non è una battaglia tra sigle, ma della gente comune
Piaccia o no la ciclabile umana cattura l’attenzione dell’opinione pubblica sulle condizioni (pessime) in cui ogni giorno sono chiamati a circolare i ciclomobilisti e ciclisti. Il battesimo del fuoco lo si è avuto lo scorso novembre in viale Monza a Milano, quando centinaia di biciclette si sono accostate lungo la strada, richiamando di colpo taccuini e telecamere per documentare quanto stava accadendo.
Il copione, purtroppo, è sempre lo stesso: chi pedala, ma anche chi si muove a piedi, lamenta continuamente poco spazio, limiti di velocità delle auto non rispettati, rischi di incidenti quotidiani.
Non è un giorno di ‘ordinaria follia’
Dal novembre di viale Monza in poi si sono man mano aggiunte sempre più iniziative, che hanno toccato Roma, Genova, Lecce e altre città italiane. Insomma: il flash mob della ciclabile umana diventa sempre più grande e si allarga ad altre importanti città come Treviso e Cagliari. La rivoluzione gentile, se così possiamo definirla viste le modalità, pur se con tempi lenti contagia le masse in modo virale.
Ma non si tratta di una deriva populista oppure, se volete leggerla attraverso gli occhi del cinefilo, non si tratta di un giorno di ordinaria follia. E’ vero: i richiami all’esasperazione della gente comune ci sono tutti. Nella pellicola un docile impiegato della middle class, interpretato al meglio da Michael Douglas, perdeva il controllo poiché immerso nel traffico, scendeva dall’auto bloccata tra le altre, apriva il bagagliaio e tirava fuori la sua bella mazza da baseball con cui farsi giustizia da solo. E’ vero.. diciamolo.. finiva male, malissimo, con il mite detective (un bravissimo Robert Duvall) che lo accoppava, suo malgrado, alla fine del film.
Ma allora cos’è?
Nonostante attinga gran parte del proprio impulso dall’esasperazione dilagante in strada, la ciclabile umana non è affatto un giorno di ordinaria follia. Guai a bollare tutto come si trattasse della ‘solita’ protesta a tinte green e basta: c’è molto di più. Si tratta di una manifestazione con cui rivendicare rispetto e sicurezza stradale a beneficio di tutta la collettività, per chiedere più infrastrutture bike friendly e una campagna di sensibilizzazione per disincentivare, o perlomeno allentare, l’uso dell’auto privata. Soprattutto se si percorrono sempre e soltanto distanze brevi.
I segnali che fanno ben sperare
A inizio anno l’approvazione dell’ordine del giorno che chiede alla Giunta di Milano di trasformare il Comune in una città 30 dal 2024 ha riacceso il dibattito sui benefici che questa misura comporterebbe. Bologna, nel frattempo, dovrebbe anticipare il capoluogo lombardo diventando ‘Città 30’ già in estate, mentre Olbia già va a 30 all’ora da tempo e pare che faccia tendenza. Tra i segnali che fanno ben sperare anche la messa in sicurezza di alcune decine tra gli innumevoli incroci pericolosi a Roma. L’amministrazione può fare fino a un certo punto, ma, intanto, è una presa di coscienza. Senza contare il movimento sottotraccia che si sta sempre più alimentando dopo l’ennesima strage in strada (anzi su marciapiede) con l’investimento mortale di Francesco Valdiserri. Da allora papà Luca e mamma Paola, persone con la ‘P’ maiuscola ma soprattutto colleghi giornalisti de Il Corriere della Sera, non hanno mai smesso di mettere in circolo idee e contenuti di livello per promuovere temi cari a tutti e soprattutto scevri da ogni colore politico.
Insomma, per tornare alla pista ciclabile umana di questi giorni, si tratta senz’altro di un flash mob: con eventuali limiti realizzativi del caso, anche se fino a un certo punto. L’evento ha chiamato e continuerà a chiamare in piazza, anzi in strada, molta gente: nonostante si tratti di un giorno infrasettimanale. Come da foto di apertura, poi, l’edizione capitolina della pista ciclabile umana sarà pure visibile in diretta streaming sui canali Facebook e Youtube dell’associazione Salvaiciclisti Roma.
Al di là della spontaneità e del volontariato da basso che, comunque, nessuno dovrebbe sottovalutare, a mio avviso l’iniziativa rappresenta un ponte con cui collegare il mondo antico, basato solo ed esclusivamente sulla mobilità privata a quattro ruote motrici, con un mondo nuovo, anzi contemporaneo visto che fuori dall’Italia è la regola. Un mondo dove chi sceglie di utilizzare il mezzo pubblico o la bicicletta non venga considerato ‘sfigato’, ma virtuoso. Se possibile anche più di altri.