Dentro la Ciemmona 2021, tra colori e partecipazione dal basso: altro che prepotenza stradale!

Dentro la Ciemmona 2021, dentro un mondo pieno di colori, di gente comune, di partecipazione dal basso. E’ quello che ti aspetta quando arrivi a metà pomeriggio a Parco Schuster, davanti alla Basilica di San Paolo al quartiere Ostiense, alla tua prima esperienza di critical mass. Aggiungici centinaia di appassionati provenienti da ogni dove (anche baschi e australiani) e tanta, ma tanta voglia di ribadire all’universo mondo che andare in bici non è roba da nerd.. e si parte! Direzione? Chissà!!

Il perché tu non sappia fino all’ultimo momento quando ci si muoverà né dove si andrà te lo spiegano quelli bravi, quelli che andare in bicicletta è uno stile di vita e non certo un vezzo, quelli che della Ciemmona sanno davvero tutto. Non solo non sai ancora nulla riguardo al percorso, ma non lo saprai neppure quando ti metterai in marcia. «Tu segui la massa», ti dicono. Ok, ma Roma è grande, fa paura e se non sei un minimo allenato rischi anche di trovarti un po’ in difficoltà. «Forse – ripeto a me stesso – ma non oggi, da. Perlomeno non qui. Sei in mezzo alla ‘ggente comune, gente come te. Nemmeno loro sanno dove si andrà». Allora poco importa se è un’ora e mezza che sto in piedi e non perdo d’occhio la mia bici nuova di zecca: ho il terrore che da un momento all’altro possa essere risucchiata dal caos in cui mi trovo e per questo non riesco ancora a tranquillizzarmi.

«Sì, ma perché nessuno mi dice dove si andrà?», chiedo in giro. Comincio a perdere colpi, cerco di ‘recuperare il mestiere’, fatto di attese, silenzi e sguardi da interpretare al volo. Del resto neppure sul sito ufficiale Ciemmona c’è scritto granché. Non ci sono regole ma solo alcune indicazioni, c’è scritto che devi sorridere agli automobilisti (bloccati nel traffico, ndb) e c’è scritto pure che il percorso non viene mai deciso se non a ridosso della partenza. A me ‘sta cosa manda ai pazzi: io pianifico pure una lavata di denti, figuriamoci un evento così.

Invece sono proprio io a non aver capito niente. Alt! Stop! Rewind!!! Poi di nuovo Play: alla Ciemmona, in realtà, sei tu che devi volare basso, fare un passo indietro, metterti comodo e allacciarti le cinture (si fa per dire), «che prima o poi – continuano a ripetermi – partiremo tutti». E siccome nulla accade mai per caso, il motivo specifico per cui il percorso non viene mai reso noto me lo spiegano, appunto, quelli bravi: «A Robè, ma noi chiediamo mai agli automobilisti dove vanno ogni giorno? E’ vero o no che il codice dice che la strada è di tutti ? Ecco, allora noi ci mettiamo in viaggio senza chiedere il permesso a nessuno! Adesso hai capito?». Chiaro come il sole che illumina la Basilica di San Paolo.

La Ciemmona 2021 spiegata (bene) in 20 secondi da Michelangelo, noto cicloattivista romano

E’ proprio vero: le cose più semplici sono sempre quelle più difficili da comprendere. Compreso questo mi tranquillizzo, porto l’acqua a una bambina imbracata sul seggiolino della bici di suo papà, che purtroppo per lui si è dimenticato la borraccia a casa, scatto un po’ di foto e recupero qualche battuta tra i partecipanti. Dopodiché arriva lo scampanellio di centinaia tra ciclomobilisti e attivisti: è fatta! Si Parte!!

L’inizio è complicato, sembra di trovarsi dentro una rastrelliera gigante, con le ruote che si sfiorano l’una all’altra. Si marcia a passo d’uomo, la bici va spinta e basta. Poi il miracolo: imboccata la Via Ostiense in direzione Colosseo (scusateci, noi siamo e abbiamo anche questo!) ti rendi conto di ciò che stai vivendo. E’ Roma, che non lo vedi (?), ma allo stesso tempo non lo è. La gente sorride, è serena, nessuno o quasi prevarica l’altro e in caso di ‘toccatina’ ci si scusa subito. Accanto mi sfila gente che viaggia addirittura in tandem, i bambini appollaiati sulle long tail e le cargo bike ti sorridono. Quando incrocio i loro sguardi mi sciolgo, non posso fare altrimenti. Proprio loro, il motivo per il quale viviamo e lottiamo ogni giorno contro i nostri mostri quotidiani, mi confortano e infondono un senso di pace e naturalezza che avevo smarrito. Quando vedi tanti bambini a un evento del genere significa che la gente si fida e, credetemi, accorgersene dopo mesi e mesi di torpore è davvero entusiasmante.

Intanto le auto rimangono imbottigliate lungo le vie laterali e in controsenso di marcia. Chi è dentro, bontà sua, dovrà attendere che termini la ‘transumassa’. Al volante molti accettano il tutto serenamente, altri non ci stanno. Qualcuno di loro scende dall’auto, che per la rabbia accumulata in pochi minuti vuole menar le mani al primo che capita. Ma la massa è la massa e dove non arriva il sorriso ci pensa, appunto, la moltitudine. Non è il caso di rischiare, di degenerare, e allora si risale in auto. Osservo la scena e mi sfiora il pensiero che forse, almeno per oggi, tra un colpo di acceleratore e molti colpi di freno la macchina l’avrebbero potuta pure lasciare a casa.

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