Il miglior monopattino elettrico? Quello guidato senza spavalderia né terrore. Mai come adesso c’è bisogno di spingere questo concetto, che peraltro dovrebbe valere per ogni mezzo di locomozione, che si tratti di velocipede o di un’automobile. Rassegniamoci, o meglio, abituiamoci: il mono è stato equiparato alle ebike e al resto dei velocipedi, pur se in tal senso si lascia uno spazio di manovra minimo agli Enti Locali. Alcuni rappresentanti dei quali, però, al momento però, oltre a fare gli sceriffi proponendo targhe e assicurazioni obbligatorie non sembrano fare altro. E, a mio modesto avviso, gran parte del problema di convivenza tra mono e resto del mondo è racchiuso in questo unico momento.
Gli amanti dei film western (come me) lo sanno bene. All’epoca erano ben pochi gli sceriffi a cui importava realmente il bene della cittadinanza. Trascorrevano le giornate seduti sulla loro sedia, pipa o sigaro serrati tra le labbra e piedi appoggiati entrambi sopra la scrivania, intenti a a pulire le loro pistole Colt e i fucili Winchester che poi riponevano nella teca a muro nelle vicinanze. C’era un bandito in città? La gente beveva troppo, impazzava il gioco d’azzardo o si era ormai perso il conto delle ruberie di vacche e cavalli in zona? Poco importava: «Finché si scannano tra di loro», era il classico commento pronunciato nella maggior parte dei casi dai rappresentanti della legge di quei tempi, appunto, da Far West.
Ma oggi no, diamine! Non è più così e soprattutto non deve più tornare ad esserlo. Nella prevenzione e nell’educazione e, se necessario, nella correzione di certi comportamenti, da allora a oggi sono stati compiuti passi da gigante. Traduzione: non è che obbligando orde di quindici/ventenni a indossare gilet autoriflettenti, targando e assicurando i loro mezzi il problema si risolva d’incanto. Certo, in linea teorica le nuove generazioni sarebbero senz’altro richiamate a una maggior responsabilità rispetto ad ora. Il sneso di impunità, di farla franca ad ogni bravata, potrebbe essere perlomeno lenito. Ma io credo soltanto in teoria. Eppoi diciamola tutta: siamo sicuri di poter risolvere il problema stringendo le maglie normative solo addosso a loro? Non è che per caso ci sono altre taglie da vestire? Io ho sia mono che ebike e vi garantisco che, almeno finora, ho visto compiere quasi gli stessi identici azzardi degli ‘under 20’ anche a parecchi miei coetanei cinquantenni: avvocati, ingegneri, liberi professionisti e amministrativi in genere. Altro che ragazzini alle prime armi.
Monopattini elettrici, scuole guida ad hoc
E allora cosa possiamo fare? Da genitori o addetti ai lavori che provano a raccontare questa ‘quotidianità dolce’ non ci si può continuare a voltare dall’altra parte. E nessuno (NESSUNO) può pensare di risolvere questo problema tirando fuori dalla tasca un coniglio (e basta!) dal proprio cilindro, neppure il più bravo tra gli amministratori locali. Tuttavia, pur considerando tutto come una matassa assai complessa dall’essere dipanata, altre strategie non mancherebbero.
Scopro l’acqua calda se scrivo che, ancora una volta, bisogna passare attraverso la scuola e la famiglia? Aggiungo un terzo soggetto: le scuole guida. Sì, proprio queste. Ormai sono almeno due anni che si parla di normative per il monopattino elettrico. Certo, di recente sono stati apportati alcuni importanti aggiornamenti al codice della strada, un testo che a sua volta è altrettanto complesso come la materia di cui si occupa da sempre. Ma un testo, essendo tale, non può bastare in quanto chi scende in strada ha bisogno di (molta) pratica. Esistono le autoscuole fin dalla notte dei tempi? Bene: vista l’emergenza aggiorniamoci e, compatibilmente con le leggi vigenti, appoggiamoci magari al mercato privato introducendo spazi e momenti dedicati all’apprendimento teorico/pratico dei comportamenti da adottare una volta saliti su questo mezzo. Ricordando sempre che in strada non ci vanno solo loro e che spesso l’incidente non è da addebitarsi completamente a chi guida questo due ruote. Sviluppiamo una rete di scuole guida ad hoc, ma facciamolo in modo capillare calandolo dall’alto, dallo Stato centrale, evitando di lasciare da soli i sindaci. «Eccolo va, il bike blogger, s’è svegliato adesso: ma lo sai che queste scuole guida già esistono?». Bene, se queste scuole esistono, finora non ne ho avuto granché contezza e a maggior ragione ne sostengo la maggior diffusione! La parte degli utenti è under 25? Ammesso che sia così (pur incrociando diverse fonti continuo a nutrire forti dubbi al riguardo, ndb) allora andiamo loro incontro proponendo questa offerta formativa, magari aggiungendola sul serio e non solo a mò di cenno alla tradizionale, rendendola obbligatoria 3 ore a settimana. Insomma: adeguandola per davvero alle nuove regole del codice della strada.
E’ vero: c’è la Patente AM e si può obiettare che possa bastare quella. Ma torniamo sempre alla molta teoria e alla poca pratica. Eppoi, insisto, sono convinto che non sia solo una questione di minori né di neopatentati. Il mono ti prende che è una bellezza e se non stai attento ti ritrovi in un secondo a 25 chilometri orari lungo strade dove le auto, quelle sì, sfrecciano e ‘ti fanno il pelo’ un momento sì e l’altro..pure. Insomma: il problema non si risolve con una targa, un’assicurazione e magari, già che ci siamo, con la specialità del nostro Paese: il bollo! Mono, ebike e bici muscolari sono mezzi di mobilità dolce, ad andamento lento e oltre a poter godere in strada degli stessi diritti di altri, non dovrebbero neppure essere soggetti agli stessi obblighi amministrativi degli altri. Se invece la linea è soltanto responsabilizzare equiparando tutto a moto e automobile.. allora non ci siamo. Non ci siamo affatto!!!