Sfruttare quanto più possibile gli itinerari in bicicletta e a piedi a Genova. E’ uno dei punti cardine che orientano la bussola dell’Associazione tRiciclo – Bimbi a Basso Impatto, che conta 130 soci ed è composta da soli volontari. Un gruppo di famiglie che dalla teoria è passato alla pratica, anzi all’azione, nel 2016.
A titolo personale continuo a rimanere impressionato dalla tenacia di queste persone, padri di famiglia come me, che si impegnano ogni giorno della loro vita per provare a regalare ai loro figli un mondo migliore, possibilmente più green, di questo. Ma come al solito, per farlo si parte ‘da basso’. E allora ti ritrovi la foto fresca di giornata sui loro social, con decine tra mamme e papà soddisfatti per aver portato a scuola i loro piccoli a piedi o in sella e pedali. L’importante è aver lasciato l’auto ben parcheggiata… a casa. Vi pare poco?

Da queste parti definire i bimbi ‘a basso impatto’, come recita il claim dell’Associazione, significa molto. La mission è quella di promuovere la cultura ambientale nelle famiglie, ridurre i rifiuti legati alla crescita dei bimbi, sostenere il riuso degli oggetti per maternità e infanzia. Un manifesto portato a spalla con fatica, ma anche con diverse attività. A cominciare dagli acquisti ‘verdi’, ad esempio quelli dei pannolini usa e getta a basso impatto ambientale, oppure tramite una fitta rete di scambi gratuiti per favorire il riuso di oggetti e abbigliamento per l’infanzia (TooRNA), fino a tendere la mano, con insistenza, alle istituzioni. Un punto assai caro, quest’ultimo, perché sensibilizzare verso l’alto, verso la rappresentanza, significa avere buone possibilità di poter andare a dama.
Un esempio? Attivare un Bicibus come quello in corso nel capoluogo ligure (oppure un Pedibus) richiede fatica, tanto amore e altrettanta passione (provateci voi ovunque vi troviate e ve ne accorgerete!) ed è anche logico che i genitori si attendano feedback dal Comune stesso, di qualsiasi colore politico sia. Magari, rimanendo in tema, l’Ente potrebbe dotare di cicloposteggi gli Istituti De Scalzi Polacco, Alessi e Daneo, consentendo l’accesso di bimbi e genitori nel miglior modo possibile per poi mettere in sicurezza le bici stesse. Una battaglia, anzi un dialogo (un ‘tentattivo’ lo definiscono i volontari di qui, ndb), che sono convinto non riguardi solo Genova, ma ogni altra città d’Italia. Funziona così un po’ ovunque: proposta (di mobilità dolce o, più in generale, di abbassare l’impatto ambientale) da una parte e scetticismo, boicottaggio (magari a suon di banchetti e petizioni contro una o più piste ciclabili) dall’altra. Sono queste le sfide in grado di far crescere un Paese, c’è poco da fare. Certo, un conto è chiedere e un altro è ottenere, per giunta in tempi rapidi. Ma nel caso delle due ruote la domanda di mobilità dolce…urge..Ovunque!