Itinerari in bicicletta, quello di Ada porta dritto in Ospedale

Itinerari in bicicletta, quello che percorre Ada De Maggio porta dritto in Ospedale, più precisamente a quello di Codogno, dove lavora come infermiera. Un lavoro tra i più duri che si conoscano, garantito(!), in cui devi metterti in tasca ogni tuo problema o preoccupazione personale, ché c’è tanto, ma proprio tanto da fare. Ogni giorno, infatti, decine e decine di persone hanno bisogno di te, del tuo amore, della tua assistenza. Ora più che mai.

Ada è una ‘ragazzina’ di 53 anni e lavora come coordinatrice infermieristica nel reparto di Chirurgia Generale, dove per mesi ha fronteggiato la crisi sanitaria nel cuore della “zona rossa’ senza mai tirarsi indietro. Originaria di Crema, ma da anni residente a Piacenza, raggiunge il suo posto di lavoro sempre in bicicletta: 20 kilometri ad andare e altrettanti al ritorno. Quando arriva prende servizio e rimane ‘sul pezzo’ per ore e ore, quasi sempre in piedi. Ada, inoltre, proprio in questi mesi così drammatici sta svolgendo anche il servizio aggiuntivo di vaccinazione. Più che un lavoro.. è una missione! Dove trovi le forze per fare tutto questo.. lo sa solo lei!

Una dedizione, la sua, che pochi giorni fa le è anche valso il riconoscimento ufficiale della Fiab (Federazione italiana ambiente e bicicletta) di Casalpusterlengo, con la consegna della tessera di socia onoraria. Tutto grazie all’uso della sua bicicletta «per andare e tornare dal lavoro – si legge tra le motivazioni – coprendo una distanza di 40 km al giorno tra andata e ritorno» e del messaggio che ‘Si-può-fare‘. Oltre a lei, premiata anche la volontaria Lorenza Caprini per aver sempre mantenuto pulita la ciclabile Codogno-Cavacurta.

Il momento in cui Ada De Maggio riceve l’attestato da parte della Fiab di Casalpusterlengo. Oltre a lei premiata anche la volontaria Lorenza Caprini

Ada in corsia, Ada in bicicletta ‘andata e ritorno’ dall’Ospedale. Scusi, ma chi glielo fa fare?
«Cosa: il lavoro o l’andare in bici?».
La seconda. A fine turno potrebbe evitare di rincasare ‘sui gomiti’, non trova?
«Ma no, dai! Sono sportiva già di mio. Oltre ad andare in bici corro anche le mezze maratone».
Come è nata la passione per la bici?
«Ho scoperto le ‘due ruote’ alcuni anni fa, dopodiché ho cominciato ad alternarle alla corsa, soprattutto per arrivare al lavoro da Piacenza a Codogno. A un certo punto mi hanno seguito anche altri, tra cui un medico e un chirurgo. Insomma, la passione è diventata contagiosa e se adesso non prendo la bici per andare al lavoro mi sento in colpa».

Mi descrive, in breve, il suo tragitto di tutti i giorni?
«Mah, è piuttosto semplice: una ‘mezz’oretta’ a tratta, in prevalenza pianura; i colli piacentini con i loro dislivelli me li riservo per il weekend».
In effetti qualche ‘salitella’ per concludere la sua settimana così noiosa ci voleva proprio.
«Ma mi diverto come un matta! Come pure in pianura, dove potrei percorrere il tratto rettilineo della via Emilia e invece passo proprio dentro i paesi del lodigiano».
E com’ è il ritorno, dopo una giornata come la sua?
«Divertente anche quello, a patto che si riesca a mantenere un approccio rilassato».
Su, mi dica che tutto questo lo fa con una bici a pedalata assistita.
«Ma non scherziamo!! Niente motore né batteria: ho una bici da corsa. Qualche giornale ha pescato foto dal mio profilo in cui giro su una bici da città, ma in realtà di comode non ne ho proprio».
Una di razza come lei cosa prova quando viene superata?
«Mah (pausa di assestamento, ndb), su quelle bici lì fanno tanto i ‘fighettoni’, invece credo che serva lo sforzo. E’ bello!»
Pochi giorni fa la Fiab di Casalpusterlengo le ha regalato la tessera di socia.
«E ne sono onorata perché mi sento chiamata a fare da testimonial di un messaggio importante: con la bicicletta ci si può spostare meglio, date retta!».

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