Mappa piste ciclabili, a Roma c’è chi non le vuole proprio

Non ho avuto ancora il tempo di scaricarmi la mappa delle piste ciclabili che subito mi imbatto nei fieri oppositori di queste infrastrutture. Vivo e lavoro a Roma, nessun mistero, la città in cui è assai difficile far comprendere l’importanza di certe battaglie e dei cambiamenti che possono determinare.

Bene, allora lo scriverò subito: fermiamo chi vuole fermare le piste ciclabili! Ma come si fa a scendere in piazza e raccogliere firme contro le nuove corsie per le biciclette e monopattini che la Giunta Raggi sta provando a realizzare tra milleuno difficoltà? Prendiamo qualche esempio.

Roma, la nuova pista ciclabile di Via Gregorio VII, che dal quartiere Aurelio in zona Nord porta a ridosso di Piazza San Pietro, in pieno Centro. Qui alcuni commercianti starebbero raccogliendo firme per abolire il tracciato

Via Tuscolana e via Gregorio VII sono i percorsi sui quali più si sta giocando la partita tra ciclisti e automobilisti. Da una parte i primi, che vogliono a tutti i costi delle nuove piste ciclabili a Roma perché rifiutano a priori di muoversi con l’auto privata e perfino con il mezzo pubblico. Sia per andare a fare la spesa, che per portare e riprendere i bambini a scuola, oppure per andare e tornare dal lavoro. Considerato che la maggior parte degli spostamenti in auto in città avviene per percorrere tra i 2 e i 6/7 chilometri al massimo ( in media), chi vive una vita a due ruote chiede di porre un freno alla ‘maghina’ ovunque e spinge per avere sempre più corsie parallele a quelle delle auto.

Dall’altra, invece, troviamo i sostenitori dell’auto privata. Per loro si tratta dell’unico mezzo in grado di spostare persone e cose: sempre e comunque. Gli autocentrici/autopiattisti (ovvero coloro che negano l’esistenza degli altri in strada, ndb) , o perlomeno molti appartenenti a questa categoria, pur apprezzando a parole (!) le intenzioni dei primi, all’atto pratico non riescono proprio ad accettare questo tipo di convivenza. E lo dimostrano con i fatti. Ovunque si stia realizzando un percorso ciclabile, infatti, si raccolgono firme o si girano improbabili video con cui si tende a mettere in cattiva luce l’intera infrastruttura. Alla base troviamo le motivazioni più disparate. La prima: ‘Questa pista toglie parcheggi per le auto che faticosamente le famiglia sono riuscite a comprare’. Quindi l’innovativa tesi secondo cui ‘la pista ciclabile tipo quella di via Tuscolana sta costringendo alla chiusura la maggior parte dei negozi in zona’.

.Ora però l’attenzione sembra essersi spostata dalla più periferica (ma fino a un certo punto visto che siamo a San Giovanni) Via Tuscolana che grazie alla sua elevata percorrenza è ormai chiamata Tusco..lane (cit Bringyourbike) a Via Gregorio VII, completata da pochi giorni e già battuta da diversi ciclisti anche nel corso della settimana. E il punto è proprio questo: la tesi di chi rifiuta queste corsie che accontenterebbero alcuni, pochi giocherelloni e invece starebbero togliendo spazio prezioso ai parcheggi oppure, peggio ancora, ridurrebbero, stringerebbero, le corsie per ogni senso di marcia creando pericolosi imbottigliamenti.

E allora, alla luce di queste tesi, mi schiero. Perché? Anzitutto perché giro in bici e in monopattino e Dio solo sa di quanto Roma sia satura di automobili. Ok, ce l’avete ibrida? Bene, anche io ho un’ibrida, ma non mi azzardo manco a superare il Grande Raccordo Anulare o, peggio, a entrare all’interno di una Zona a Traffico Limitato e parcheggiare gratis (ne avrei diritto, pensate un po’!) perché non saprei davvero come e dove posteggiare l’auto. Ma davvero continuiamo a pensare che l’auto ibrida si possa posteggiare in spazi che ormai non esistono più? Quelli definiti erroneamente ‘tagliati’ dalla pista ciclabile, in realtà, sono posteggi non previsti lì. Spesso implementati con aggiunte di seconde e terze file.

Eppure c’è l’articolo 47 del Codice della Strada che riconosce le biciclette come mezzi di pari dignità in strada, autorizzate a circolare esattamente come le auto. Quindi dove diamine sta il problema? Il problema è ancora una volta politico. Anacronistico a scriverlo, ma è così. Nel quasi 2021, a Roma così come in altre parti d’Italia, la pista ciclabile è di centrodestra
(certo, a leggere alcuni virgolettati di certi esponenti direi…. un po’ pochino), pentastellata o di centrosinistra.

Al contrario, invece, anziché tingere di un colore o la’altro queste infrastrutture, sarebbe opportuno sotterrare l’ascia di guerra e pensare che la mobilità dolce, alternativa a quella autocentrica, possa davvero riavvicinare i cittadini normali alle istituzioni. Provo ad andare oltre, se possibile: forse è proprio il non poter mettere le mani su queste infrastrutture che sta facendo rodere qualcuno, che cerca di boicottarle così da vanificare gli sforzi di chi ora sta al Governo o in un Ente Locale chiamato a prendere decisioni in tempi (burocratici) rapidi. Ne sono certo: se queste piste le avessero proposte e realizzate le altre forze politiche avrei senz’altro tifato per loro. Si tratta di infrastrutture che non possono e non debbono creare fazioni. Epperò siamo in Italia… dove, come al solito, siamo divisi su tutto. In questo caso, però, forza così e avanti tutta. Un’altra mobilità è possibile e doverosa!

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