Mobilità sostenibile in città, quando Galizia (Pontevedra) non fa più rima con pigrizia

La mobilità sostenibile in città è possibile, basta osservare da vicino l’esperimento ( e chiamiamolo ancora così, va!) di Pontevedra, in Galizia, nord-ovest della Spagna. Una terra a me cara e dove ho vissuto un anno mezzo. Figuratevi se non ne parlo volentieri, che c’ho lasciato il cuore!

Ebbene,  Pontevedra è una città di 83mila abitanti e a partire dal 1999 le amministrazioni guidate dal sindaco Miguel Lores hanno compiuto una scelta radicale: vietare la circolazione delle auto nel grande centro storico: tutti fuori eccetto residenti e in caso di consegne o di emergenze.

Grazie a questa scelta Pontevedra è diventata il più grande laboratorio europeo (aritanghete!)  di città con un impianto urbano non centrato sul primato dell’auto privata. Impianto che è invece prevalente in tutte le nostre città a partire agli anni Cinquanta, quando il boom industriale e l’arrivo del benessere hanno diffuso il possesso di un’automobile e il suo uso come mezzo principale di trasporto come lo standard per tutti.

Città human o car centric?

«Vedere il traffico come la funzione principale, dominante, delle strade a cui tutto il resto deve soggiogarsi». E’ la nostra azione quotidiana direi di ‘rassegnazione sociale’, che invece dovrebbe lasciare posto all’idea di una strada «intesa come spazio pubblico». E’ l’ouverture del prof. Luca Bertolini, docente di Pianificazione Urbana all’Università di Amsterdam, intervenuto nell’ottimo podcast Città a cura di Will Media. Eccovelo di seguito.

 

 

Lo standard autocentrico di oggi viene messo in discussione, in certi casi traballa pure. Ma in Italia resiste: peccato perché con esso ci si potrebbe perlomeno provare a convivere. In alcuni casi è così, soprattutto nel nord Italia, ma nel resto del Paese siamo ancora all’intolleranza nei confronti di pedoni, ciclisti e ciclomobilisti. Eppure rimane l’obbligo di tagliare le emissioni pericolose in città. Senza fare troppo l’ambientalista, lo sapete che un quarto della CO2 prodotta in città deriva dai trasporti?

Come vogliamo vivere in città? E allora la domanda rimane sempre una, anzi due: ma noi in città come vogliamo viverci? O meglio: come intendiamo continuare a spostarci? Nel podcast podcast “Città” ci sono davvero molti spunti su come riaffermare il diritto alla strada a scapito del diritto all’auto.

Jaywalking, attraversamenti pedonali illegittimi. A titolo personale bello, bellissimo il punto in cui il prof. parla di attraversamenti pedonali ‘illegittimi’ poiché effettuati lontano dalle strisce pedonali. Ricorda il termine inglese Jaywalking, coniato dalle case automobilistiche tanti anni fa nel tentativo di modificare il linguaggio sul tema cella mobilità, quasi per appropriarsi della strada. A mio avviso credo che anche gli stessi costruttori in realtà stiamo provando a mitigare quell’approccio da ancien régime: lo testimoniano, pur se ancora solo in parte, i dispositivi di sicurezza montati ormai di serie sulle auto di nuova produzione e l’introduzione sempre più crescente della bicicletta negli spot automotive in televisione. Ascoltate bene il podcast, che è davvero molto interessante e favorisce un vero e proprio cambio di prospettiva.

Posto auto non assicurato, parola di sindaco

Concludo tornando all’amata Spagna, in Galizia. Cito le parole del sindaco illuminato Miguel Lores. «Come sindaco non è mio dovere assicurarmi che tu abbia il posto auto. Per me è come se avessi comprato una mucca o un frigorifero e poi mi chiedessi dove metterli!». Per la cronaca, Lores è stato rieletto 6 volte di fila (sei!) sindaco di Pontevedra e da 24 anni (ventiquattro!) vieta l’ingresso delle auto nel centro storico della città.

Non è un super eroe, per noi italiani forse sì, ma un umile servitore dello Stato. Lores in questi caso fa solo il bene dei suoi cittadini: tutti, autocentrici inclusi.

 

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