Mobilità urbana (Report Focus 2R) a tinte scure: prima un passo in avanti poi due passi indietro

La mobilità urbana italiana è a tinte scure, come in foto. Anzi è un gambero che prima compie un passo in avanti su dati vendita, infrastrutture e sharing delle biciclette, per poi compierne ben due all’indietro, per giunta su battaglie storiche: utilizzo dell’automobile (cresciuto fino al 65%) e spostamenti con soluzioni a basso impatto, ovvero a piedi, con la stessa bici, micromobilità e mezzi pubblici, ormai tutti in calo. I dati emergono dal settimo rapporto dell’Osservatorio Focus2R, la ricerca promossa da Confindustria ANCMA (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori) con Legambiente.

Il mondo bici in numeri

Dati vendita. La vendita di biciclette ed e-bike nel 2021 è stata di circa 1,9 milioni di unità
(in linea con i dati in crescita del 2020); la vendita dei mezzi a pedalata assistita è cresciuta del 5% rispetto al 2020 (anno in cui il mercato era già cresciuto del 44% rispetto al 2019), arrivando a 295 mila unità vendute. 

Trasporto sui mezzi pubblici. Conferme ‘importanti’ arrivano dal numero dei Comuni in cui è consentito il trasporto di biciclette sui mezzi pubblici (58%) e quello delle città che hanno allestito postazioni di interscambio bici in tutte o almeno in una stazione ferroviaria: si sale dal 74% del 2020 al 77% del 2021.

Infrastrutture. Dopo l’exploit del 2020 la disponibilità media di piste ciclabili raggiunge 9,86 metri equivalenti ogni 100 abitanti (era 9,5 nel 2020, +38% rispetto al 2015).

Bike sharing. Tenendo anche conto dei dati dell’Osservatorio Nazionale Sharing Mobility, città come Milano, Torino, Bologna, Firenze e Padova contano, da sole, il 71% della flotta complessivamente disponibile in tutti i capoluoghi. 

Inoltre, nel 2021 il numero complessivo di bici in sharing a stazione fissa è di 12.184, di cui 2.272 a pedalata assistita e 9.912 tradizionali, in aumento rispetto al 2020 rispettivamente del 2,7% e del 7%. Tra le città con il maggior numero di prelievi troviamo Milano, Brescia, Firenze, Padova, Torino e Bologna, tutte attorno al milione di prelievi annui, tranne Milano che registra 4 milioni di prelievi nel 2021. Il numero di prelievi totali annui aumenta del 7% rispetto all’anno precedente. Cresce infine anche la percentuale di Comuni dove sono disponibili punti di ricarica elettrici delle biciclette a pedalata assistita, che passa dal 38% del 2015 al 46% del 2021 (era il 42% nel 2020). 

Incentivi economici. Sul fronte delle biciclette a pedalata assistita, solo L’Aquila e Bologna hanno introdotto incentivi in tutti e tre gli anni, mentre a Bari, Genova, Milano, Padova e Treviso le e-bike sono state incentivate due anni su tre. 

Relativamente alle biciclette tradizionali, nel biennio 2020/2021 solo l’8% delle città ha approvato misure di incentivazione al ricambio del parco circolante delle biciclette tradizionali, impiegando fondi anche comunali.

Bike to work. Sono appena 20 (venti!! in tutta Italia!) le amministrazioni comunali che hanno approvato misure di incentivazione per programmi di Bike to Work. Sette lo hanno stimolato sia nel 2020 che nel 2021 (Bari, Bologna, Cesena, Modena, Grosseto, Parma, Piacenza) mentre 11 hanno iniziato nel 2021 questo incentivo; Latina e Mantova lo hanno finanziato solo nel 2019. 

Metodologia dei dati raccolti

Il Report Focus 2R è stato elaborato dalla società di consulenza Ambiente Italia e presentato a Milano attraverso un evento a cui hanno partecipato anche gli assessori con deleghe alla Mobilità dei Comuni di Milano, Parma, Genova e Palermo.

I dati sono stati raccolti grazie un apposito questionario, dedicato a mobilità e infrastrutture per cicli e motocicli, inviato a 106 Comuni capoluogo italiani. Di questi sono stati 94 quelli che hanno hanno risposto al questionario 2022 (con dati aggiornati al 2021), mentre per altri 9 sono disponibili i dati 2020.  Per gli Enti Locali che non hanno fornito dati a sufficienza sono stati utilizzati i dati delle precedenti edizioni: in particolare per Cosenza sono stati utilizzati le statistiche del 2018. 

Riflessioni (luci e ombre)

«Se torturi i numeri abbastanza a lungo confesseranno qualsiasi cosa», dice lo scrittore americano Greg Easterbrook. A leggere i dati con le lenti di chi vuole muoversi all’europea e non più all’italiana, dunque, per un passo compiuto in avanti se ne stanno compiendo diversi indietro. A cominciare dall’utilizzo esasperato dell’auto e delle due ruote a motore, tutto a discapito della mobilità attiva e del trasporto pubblico, quest’ultimo considerato sempre più il mezzo per eccellenza degli ‘sfigati’ o riservato a colf e badanti, possibilmente straniere (??). Il quarto punto del Rapporto riportato qui sotto è un ‘de profundis’ inspiegabile.

Prendiamo poi la possibilità di accesso dei ciclomobilisti nelle corsie riservate ai mezzi pubblici. I numeri dicono che è in crescita, (dal 40% del 2015 al 47% nel 2021), ma questo a mio avviso può non essere sempre un bene: ecco di seguito il perché.  

Dove non ci sono piste ciclabili, ci racconta il codice della strada, il ciclomobilista impegna la sede stradale abituale come gli altri. Promuovere l’uso della bici (anche) nella corsia riservata al mezzo pubblico non mi scalda il cuore: non vorrei mai assistere alla caduta davanti a un tram (effetto-slittamento da rotaia) o a un’autobus.

Cargo-mamme sulle rotaie? A Roma, giusto per fare un esempio, ci sono diverse cargo-mamme (da cargo-papà…Dio le lodi sempre, ndb) che impegnano la corsia preferenziale storica di Viale Trastevere (zona ministero dell’Istruzione) dove transitano tra gli altri  i tram della linea ‘8’ e ‘3’. Più volte ho ascoltato con le mie orecchie conducenti di taxi e mezzi pubblici lamentarsi della loro presenza, che li..ehm… rallenterebbe. «Se cascano qui nun se sarvano!». Fate vobis.

Nella quotidianità, questa la mia riflessione, vanno invece tassativamente ridotti (non eliminati) gli spostamenti in auto in città e implementati quelli che gran parte degli indicatori, tra cui lo stesso Focus 2R, ci segnalano ormai in calo.

Insomma: dirottare la domanda crescente di ciclomobilità sulle corsie preferenziali destinate al trasporto pubblico, così da abbassare il tempo di commistione auto-moto-bici, non mi sembra proprio la panacea di tutti i mali.

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.