I monopattini in sharing sono ormai scomparsi dall’agenda setting in gran parte delle redazioni. Chissà, forse il maestro Gianni Rodari potrebbe scriverla così: missione compiuta! Colpiti e affondati! Abbasso la micromobilità in pedivella, viva solo quella fatta di tricicli, trike e quad. E invece ecco arrivare i dati di Euromobility a fare da reset, con addirittura il sorpresone finale: nel 2022 gran parte della sharing mobility europea si è poggiata proprio sui mono. Nonostante il boicottaggio mediatico, nonostante l’insofferenza della maggior dell’opinione pubblica.
In Europa oltre mezzo milione di corse
Procediamo con ordine. Nel 2022 tutti i veicoli europei della sharing mobility hanno generato un fatturato complessivo di oltre 3 miliardi di euro, attraverso 550 milioni di corse, realizzate con uno degli 850mila mezzi in circolazione. E’ l’analisi a cura dei Euromobility, l’associazione che raggruppa i mobility manager, secondo la quale «il 50-60% di queste corse è rappresentato dai monopattini, il cui tasso di crescita dell’uso è raddoppiato tra il 2021 e il 2022, rendendoli uno degli strumenti della transizione green delle città moderne».
Eccolo, allora, il sorpresone finale: più i monopattini vengono additati come la panacea di tutti i mali e più rialzano la testa: magari mettendo perfino la freccia, aggiunta di recente proprio come da modifiche del Mims (l’attuale Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti) a far data dal 30 settembre scorso.
Breve storia del monopattino
Non male per un mezzo di trasporto tutto sommato giovane, se si considera che fu progettato nel 1913, ben più di recente della bicicletta, brevettato tre anni dopo dall’inventore statunitense Arthur Hugo Cecil Gibson. Pensate: il primo monopattino pesava oltre 45 chili e costava circa 100 dollari del tempo (altro che mobilità leggera e conveniente).
La rielaborazione moderna del monopattino e la sua diffusione iniziano a San Francisco e Los Angeles, quando le aziende della Silicon Valley cominciano a lanciare nuove forme di mobilità leggera. In Europa il fenomeno è nato intorno al 2018, principalmente a Berlino e Parigi. In Italia il mezzo non era ancora normato, come in tanti altri Paesi europei e solamente nel giugno 2019 l’ex ministro dei Trasporti Toninelli firmò il decreto per autorizzare l’uso di questi mezzi anche in Italia.
Situazione attuale
Competitor e utilizzo nell’ora di punta. In Italia si contano circa una decina di competitor, misti tra operatori locali e internazionali. Al momento esistono operatori di sharing mobility in 16 città italiane. L’ora di punta in termini di numero di corse di mezzi in sharing in Italia è tra le 17.00 e le 19.00. Il 51% degli utenti che ha effettuato più di 3 noleggi ha usato sia biciclette che monopattini, apprezzando quindi questo aspetto multimodale.
Criticità. Una delle critiche mosse nei confronti dei mono riguarda la sicurezza. Negli ultimi mesi il massacro mediatico in questo senso è stato evidente e ripercorrere le tappe che hanno portato allo smantellamento del mito sarebbe un esercizio di stile inutile. Nonostante vi siano parecchie controversie circa la veridicità del reale numero degli incidenti causati dal monopattino, questo mezzo è stato comunque normato in modo stringente. Ecco di seguito alcuni obblighi inseriti.
- l’obbligo di doppio freno (indipendente per l’asse anteriore e posteriore);
- l’obbligo delle luci di stop;
- l’obbligo di frecce direzionali (colore ambra, da installare sia davanti che dietro);
- l’obbligo di segnalatore acustico.
Una serie di ‘alt’ a cui se ne dovrebbero aggiungere altri a breve, come ad esempio la targa, spesso invisa al mondo della mobilità attiva e della micromobilità. Ad ogni modo, secondo l’Osservatorio sulla Sharing Mobility il numero di incidenti in monopattino per chilometro in Italia è calato dell’80% tra il 2021 e il 2022. «Succede perché cresce la conoscenza dei mezzi e la formazione all’uso – spiegano i mobility manager -, considerando poi che nei monopattini batterie e centraline arrivano soprattutto dalla Cina, negli ultimi anni ci sono stati grandi problemi di approvvigionamento tramite la supply chain».
Ultima ma non meno importante la questione dei costi: usare il monopattino a noleggio è ancora una scelta onerosa. In proposito, e purtroppo l’ho riscontrato anche io, solo alcuni operatori hanno lavorato bene di marketing , stipulando convenzioni e sconti sulle tessere di abbonamento per il trasporto pubblico regionale.
Il monopattino è uno dei mezzi indicati per il primo e l’ultimo miglio: abbassare i costi di noleggio di chi poi sale su un autobus, sul treno o viaggia in metropolitana, stimolerebbe ancora più multimodalità.