Muoversi in bici a Roma ‘si-può-fare(!)’. Sono partito da Ostiense (Roma Sud), per la precisione dal punto vendita Decathlon di fronte alla stazione dei treni, quella con dentro Eataly (tanto per intenderci) e sono tornato a casa, un po’ più su de La Storta. Sì, dai, quella dove il tenero Filini offre da bere e inneggia stornelli romani ai malcapitati colleghi d’ufficio suoi e di Fantozzi, ‘traditi’ dalla famosa curva durante la Coppa Cobram: «ma che ce frega.. se c’è La Storta!». Venticinque chilometri secondo Google Maps, addirittura il doppio secondo il mio contachilometri digitale, dopo che ho pedalato lungo un percorso costellato quasi sempre da piste e corsie ciclabili. Eh sì: quasi 50 km. Comunque anche scritta così ai più (allenati) suona senz’altro agevole, peccato che la vera difficoltà non risieda nella lunghezza del tracciato, ma, come parecchi di voi sanno, nella sua pericolosità. Traduzione: visto il traffico veicolare quando lasci la cara pista ciclabile, peraltro in pieno pomeriggio infrasettimanale, in coincidenza con l’uscita da uffici e scuole varie, bisogna pedalare con gli occhi ben incollati alla strada! Provare per credere!
Il viaggio inizia così: da una scala mobile in manutenzione
Esterno giorno – primo pomeriggio di un ennesimo giovedì afoso. Mi arriva il messaggio (un po’ tardivo) con cui Decathlon mi informa che nella sua ha officina hanno appena effettuato il tagliando all maia Velo Cargo Bike e che posso andare a ritirarla quando voglio. Ho scelto Ostiense perché è a portata di treno e all’andata, francamente, pur pesando la bici decine di chili, beh non ho resistito e l’ho caricata sul vagone. Un’ammazzata poiché la mia cargo pesa veramente, mica per scherzo. Una volta ritirata mi si poneva il dilemma: scale in marmo (le mobili a scendere erano naturalmente fuori uso e gli ascensori per la mia sono piccoli) a scendere? E ancora: vale la pena attendere l’arrivo del treno modello Rock con le ampie canalette porta-bici all’interno? «Uhm – mormoro tra me e me – in banchina vedo solo Vivalto: lasciamo stare va, imbarchiamoci». I treni Vivalto, per la cronaca, sono quelli bianchi e blu: vetusti ma soprattutto stretti!.
Via Trionfale – Via Cassia: la tratta degli schiavi (che si liberano in bici)
Beh, alla fine ho scelto di farmela tutta in bicicletta. Per fortuna avevo caricato al massimo la batteria prima di portarla in officina. Ok, mi faccio coraggio: lascio Decathlon alle mie spalle, arrivo a Piramide (Cestia) zona Aventino – Circo Massimo, pedalo sulla complicata Via Marmorata ricca di sampietrini e da lì percorro tutta la pista ciclabile (direzione San Pietro) che costeggia il Tevere. Risalgo all’altezza di Ponte Matteotti, direzione Piazzale Flaminio. Pedalo lungo la ciclabile di Viale delle Milizie, poi quella di Viale Andrea Doria e termino ‘protetto’ a Piazzale degli Eroi. Breve commistione con le auto lungo via Cipro-Via Anastasio II (zona Ospedale Oftalmico), quindi ‘salitella’ di raccordo per la pista ciclabile all’interno del Parco di Monte Ciocci, costeggiando dall’alto la mia vecchia casa a Valle Aurelia. Supero l’Ospedale Gemelli nel viadotto sotterraneo e termino la corsa protetta davanti all’Ospedale San Filippo Neri.
Poi l’abbraccio tiepido e guardingo prima alla Via Trionfale e poi alla bella Via Cassia. Infine..capolinea, con Segno della Croce finale annesso. E’ stato un viaggio lungo e nei tratti in commistione, lo confesso, ho avuto un po’ di fifa. Anche l’orario, del resto, era un po’ critico: alle 16,30 dalle scuole escono bambini e ragazzi del ‘full time’, con i vari Scuolabus strangolati dal traffico veicolare e creativo!
Quel che resta del (bel) giorno
Quello che mi porto dietro alla fine di questa giornata è proprio…tanta roba(!), Anzitutto la sensazione complessiva di essermi riconciliato perlomeno in parte con la mia amata e criticata città. D’altronde Roma è così: ti fa imbestialire per la sua trasandatezza, per il suo trascurarsi, ma quando la vivi, quando la respiri a pieni polmoni come ho fatto io oggi ti fa sentire in colpa per averne osato parlare male. «Beh…beh – sembra dirmi mentre mi fa ‘no’ davanti con ‘indice – non si fa così caro Roberto: lo sai che poi ci soffri? Perché non ti adatti come fanno un po’ tutti? Lo sai che sono così, no? Mi lascio un po’ andare, vado anche un po’ con tutti, faccio spallucce se qualcuno mi tratta male, ma alla fine da me stanno tutti bene».
Eh già: alla fine c’ha sempre ragione lei.
Muoversi in bici da Roma Sud a Roma Nord durante la settimana (IL VIDEO CON LE TAPPE)
Qui disponibile la prima tappa. Per vedere la versione integrale del racconto (diviso in diverse tappe) basta iscriversi a SOBRIAMOBILE, newsletter ‘sobria’ di Vitadueruote & Mobilità (sobria perché se ne riceve una al mese e basta: NO SPAM).