Parcheggi biciclette a Roma, 2mila bike box (da realizzare) nelle stazioni della metropolitana e ferrovie concesse

Parcheggi delle biciclette a Roma, ovvero uno tra i problemi maggiori (ancora irrisolti) che impediscono l’effettivo ricorso alla ciclomobilità di massa al posto dell’imperante autocentrismo. Nei prossimi mesi in arrivo 7 postazioni bike box da 400 posti totali, collocati in prossimità delle seguenti stazioni della metropolitana:Laurentina, Anagnina, Stazione Fs Ostiense, Ponte Mammolo, Basilica San Paolo, Arco di Travertino, Sant’Agnese Annibaliano.

I nuovi hub sono progettati da Roma Servizi per la Mobilità in coordinamento con Atac e loro realizzazione rientra nell’accordo quadro per la fornitura dei bike parking nella capitale. Un progetto che tutto sommato, stando ai tempi e alla burocrazia capitolina comprovata da decenni di ritardi verso l’utenza media, si rivela ambizioso oltreché opportuno.

Ambizioso per due motivi:
1) Il piano complessivo prevede la creazione di circa 2mila bike box in città;
2) I bike box saranno dislocati in prossimità delle principali fermate lungo le tre linee A, B/B1 e C e sulla ferrovia Roma Lido. Nell’elenco figurano, tra gli altri, nodi come Termini, Anagnina, Laurentina, Ostiense, Ponte Mammolo, Lodi, Ostia Lido Centro, Acilia, Lodi, Malatesta.

Riflessione breve: chi controll
Creare 2mila box significa provare a portare una rivoluzione cosmica nella cultura di una popolazione che, spiace osservarlo da romano nato 50 anni fa in via dei Gracchi in Prati (a scanso di equivoci), anziché pretendere servizi ha man mano ceduto terreno all’inedia e all’incapacità di una parte (non tutta) della politica: finché non si è arrivati a toccare il fondo. ln poche parole, il patto non scritto che lega il cittadino alla Municipalità di cui fa parte si è rotto da tempo ( e in romano ci sarebbe un modo assai più pratico e meno diplomatico di questo per dirlo!) e, allora, a proposito dei bike box, la domanda è facile facile: «Farò bene a lasciare la mia bici da mille euro (teniamoci bassi, ndb) lì dentro oppure ‘ce ne ritroverò altre cinque?».

Il dubbio viene, nessuna lamentela preventiva, e sempre perché si è rotto il..patto (!). A Roma, soltanto nell’arco degli ultimi 40 anni, non sono stati certo pochi i servizi stati avviati in pompa magna e poi ‘implosi’ nel silenzio generale per mancanza di manutenzioni, negligenza di chi doveva controllarne qualità e sicurezza , incapacità, scarsa volontà e visione. Negarlo sarebbe delittuoso. Dal bike sharing pubblico (non quello attuale, affidato quasi tutto ai privati) al vigile di quartiere, fino ad arrivare allo street control sui tetti delle auto della Polizia Locale (per multare da seduti le auto in doppia fila) gli esempi in questo senso, purtroppo, non mancano affatto. Senza contare lo scadimento, almeno a livello medio, dell’offerta di servizi imprescindibili come quello del trasporto pubblico e della raccolta dei rifiuti: spade di Damocle eterne come la città. Quanti utenti disillusi hanno rinunciato al mezzo pubblico preferendo il ricorso all’auto privata, magari indebitandosi con nuovi, ulteriori finanziamenti pur di non rimanere a piedi? Certo, il timore di contagi Covid a bordo di treni, metro e autobus ha giocato a sfavore, nonostante non esista uno studio (uno!) ufficiale che ne certifichi l’esistenza, eppure nella gran parte delle città italiane la capienza è stata ridotta di circa il 50 per cento. Il tutto con la già nota frequenza di transito alle fermate: non certo a livello tedesco, cinese né tantomeno giapponese. Insomma, mettiamoci nei panni modesti dell’utente di tutti i giorni: fidarsi è bene, non fidarsi è meglio.

Il dubbio, dunque, va fugato e pure subito. Sul nascere. Roma Mobilità ci dice che tra qualche mese (quando di preciso?) arriveranno i primi bike box? Bene, anzi benissimo! Ora però si tratta di lavorare di comunicazione, spiegando già adesso (appunto) e non all’ultimo secondo – un must tutto italiano – come funzioneranno i depositi e, soprattutto, andrà rassicurata l’utenza interessata che a lasciare le biciclette lì dentro non si correrà mai alcun pericolo. La domanda, anche qui, nascerà spontanea: chi scoraggerà il ladruncolo di turno? Chi provvederà a mantenere i siti in stato decoroso? Chi provvederà alla loro manutenzione? Questo chiedono i ciclomobilisti e i loro/nostri potenziali accoliti. Mi spingo oltre: rassicurare l’utenza sarà un’operazione altrettanto importante come la realizzazione dei box stessi: cinquanta e cinquanta!

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