Mountain bike, arriva il decreto del Decreto che buca le ruote delle off road nei boschi e, più in generale, vieterebbe la viabilità forestale e silvo-pastorale al transito ordinario. Un decreto del 28 ottobre scorso e pubblicato in Gazzetta ufficiale il 1° dicembre, che provoca le proteste di Ancma (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori) e Fmi (Federazione Motociclistica Italiana). Al riguardo anche i capogruppo leghisti di Camera e Senato hanno scritto una lettera al ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli parlando di «freno alle iniziative turistiche dei territori e alla passione degli sportivi».
Il cuore del problema
All’articolo 2 comma 3 di questo decreto si legge: «Indipendentemente dal titolo di proprietà, la viabilità forestale e silvo-pastorale e le opere connesse come definite al successivo art. 3 sono vietate al transito ordinario e non sono soggette alle disposizioni discendenti dagli articoli 1 e 2 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285”.
In pratica, stando alle prime interpretazioni, si stabilisce che possano circolare soltanto trattori, mezzi da lavoro e per la manutenzione, vietando quindi il transito ordinario a tutti gli altri: fuoristrada, quad e, ovviamente, mountain bike. E siamo sempre lì: uno non vale uno e una mountain bike non ha il peso né gli ingombri di un quad né dei fuoristrada. Tuttavia, visto come si stanno mettendo le cose sarebbe bene che gli appassionati di mtb che non disdegnassero troppo di essere messi, ebbene sì anche loro, sulla stessa barca insieme agli altri.

Le reazioni di Ancma, Fmi e la lettera dei Capigruppo di Lega (Camera e Senato) al ministro Patuanelli
«Si tratta di una norma miope – tuonano in una nota congiunta Ancma e Fmi – che può creare potenzialmente un grave danno economico al mercato, all’intera filiera, alle attività ludiche e sportive e a quelle legate all’accoglienza e al turismo. Vi sono inoltre possibili profili di incostituzionalità, perché manca evidentemente il bilanciamento degli interessi in gioco e di diritti costituzionali come la libera circolazione, il diritto alla libera iniziativa economica e quello di svolgere attività sportiva e ricreativa».
«Fosse realmente così – scrivono due capigruppo della Lega, Daniele Belotti ( Commissione Istruzione, Cultura e Sport della Camera) Simona Pergreffi (Commissione Lavori Pubblici, Trasporti e Comunicazione in Senato) in una lettera indirizzata al Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Stefano Patuanelli – , sarebbe un danno enorme non solo per migliaia di appassionati di enduro, trial, quad, 4×4 e per i milioni di bikers, ma anche per un comparto economico importante e ancor più per le realtà turistiche che stanno investendo sempre di più sul turismo delle mountain bike e delle e-bike». A titolo personale non amo sciorinare virgolettati di esponenti politici, ma stavolta mi è parso doveroso farlo, ricordando altresì che sono diversi gli esponenti della stessa Lega troppo spesso contrari a bike lane e piste ciclabili nei grandi centri urbani, infrastrutture light necessarie come il pane e che aumenterebbero la platea dei ciclomobilisti quotidiani. Ma come amo ripetere da tempo, si tratta di battaglie talmente trasversali che a seconda del contesto (i più maligni la chiamano convenienza, ndb) possono essere ingaggiate davvero da tutti.
Le precisazioni del Mipaaf
La palla, però, come spesso accade passa ora agli Enti Locali, più precisamente alle Regioni, che valuteranno se adottare quelle che il Mipaaf ha definito in un secondo comunicato stampa «esclusivamente linee guida» oppure lasceranno tutto così com’è. E allora posso scriverlo (perché no?): lo voglio vedere quel Governatore che a breve impedirà ai mountainbikers di pedalare per sentieri, o di partecipare a una delle centinaia di competizioni che si tengono un po’ ovunque un weekend a settimana. D’ora in avanti chi se la sentirà di porre un freno a uno dei comparti vendita più in crescita come quello delle mountain bike? E, ovviamente, tralascio tutto il discorso relativo a quad e fuoristrada, che però, come accennato prima, potranno pure erodere il territorio ed entrare nel mirino degli ambientalisti per via di eventuali danni e rischi idrogeologici causati al territorio, ma non hanno davvero nulla a che spartire con le due ruote lente, che fanno solo erodere i…posteriori di chi le cavalca (!) . Nell’attesa che si compia la speranza e che il tutto diventi legge trovando corretta applicazione, tra i boschi e lungo i percorsi forestali così dibattuti.. già sembra sia stato avvistato l’animale che nessun cacciatore impallinerà mai e poi mai; una bestia che da sempre vive, prosperosa e inafferabile, nel nostro amato Paese: il gattopardo! Cambiare (o pensare di farlo) affinché nulla cambi: chissà che, almeno una volta, non possa tornare utile.