Una pista ciclabile in sede propria, dentro la quale sentirsi protetti e soprattutto rilassati. Succede ad Amsterdam alle 17 in punto, nell’Olanda dei nostri sogni a due ruote, dove Elisa da Roma che qui fa la ricercatrice microbiologa presso l’Università sta tornando a casa in sella alla sua bici muscolare, che lei ama definire ‘analogica’. Tutto si svolge in diretta sul Gruppo Facebook del Blog. Dall’altro capo dello smartphone, invece, c’è Isa, ogni giorno in auto alle prese con il traffico lungo la Via Tuscolana, zona Roma Sud.
Tra Amsterdam e Roma non c’è fuso orario, ma rispetto a come si rientra a casa dopo una giornata di lavoro e di studi ci sono perlomeno 20 anni di differenza. Elisa l’olandesina, intanto, ha accostato la sua bici e ora è ferma nei pressi di un semaforo, così da mostrarci in contemporanea cosa sta accadendo da lei: nonostante piova sia lì che a Roma, ad Amsterdam ogni 40 secondi transitano almeno un paio tra bici e pedoni. A Roma, invece, Isa insieme agli altri automobilisti sono “tutti fermi in fila ad aspettare che scatti quel semaforo” (cit.Fabio Concato, ndb) e lo spettacolo deprime. Ma Isa si è immolata per noi, documentando il suo ritorno a casa in diretta video e di questo voglio ancora ringraziarla. Ad Amsterdam intanto è un bel via vai, pure se sobrio: la circolazione delle biciclette in doppio senso di marcia è un evento da vivere con trepidazione, anche se centellinato causa Covid e maltempo. «Roma ce l’ho nel cuore e guai a chi me la tocca, ma la prima volta che sono arrivata qui mi sono subito innamorata del posto», racconta Elisa che nel frattempo sta per rimettersi in sella per avvicinarsi a casa.

Purtroppo non può farle eco Isa, alla quale chiedo: «Com’è il traffico nella tua città?». Lei risponde ‘storta’: «Metà settimana la trascorro in auto, a spostarmi». Il ping pong Amsterdam-Roma continua ed Elisa, vedendo quel groviglio di lamiere che ancora non si scioglie, né si scioglierà così presto, sorride: «Mi dispiace tanto per Isa, ma da questo punto di vista Roma proprio non mi manca. Non mi manca il traffico, non mi manca l’auto né i costi per la benzina». Chiediamo: «Ma tu la patente ce l’hai, sì?», lei risponde: «Certo, ma mi scordo sempre dove la metto. Pensate – sospira – pochi giorni fa ‘ho ritrovata per caso dentro a un cassetto». Rabbrividiamo (cit. Marina Massironi da ‘I Bulgari’ – Mai dire goal). Dite la verità: quanti di noi qui in Italia vivono con il terrore di smarrire un documento che non riteniamo soltanto prezioso, ma addirittura una parte integrante del nostro corpo?
Intanto da Roma si aggiunge anche Marcello Perotta, ciclista urbano e non solo, contributor dell’ottimo blog Storiecorrenti e soprattutto profondo conoscitore della capitale: vissuta sempre a due ruote. Ogni giorno, per chi non lo sapesse, inforca la sua bicicletta per andare in ufficio, per vivere la sua quotidianità. E non c’è scroscio d’acqua che lo scoraggi.
In pochi attimi Marcello ci mostra il Lungotevere della Farnesina (davanti allo storico carcere Regina Coeli, ndb) inghiottito dalle decine di auto bloccate nel traffico, poi scende una rampa di scale e ci parla della splendida pista ciclabile che si trova sotto quell’inferno documentato appena un istante prima. Questo posto è una Divina Commedia al contrario: sopra l’Inferno (di auto), sotto il Paradiso (ciclabile). E’ un tratto che corre lungo la banchina del Tevere, stendendosi per diversi chilometri da una parte all’altra della città. Solo che a differenza di quanto sta avvenendo a Amsterdam, la pista romana è deserta. Dopo ben 5 minuti in diretta, dietro Marcello passa una signora che sta facendo jogging, di ciclisti urbani, monopattisti, pendolari, neppure l’ombra. Certo, per onestà intellettuale va anche riconosciuto che, in condizioni normali, la pista a bordo Tevere viene comunque utilizzata. Del resto è pur sempre una gran bella pista, dove respiri la città a pieni polmoni! Epperò accorgersi del diverso effetto che provocano due gocce d’acqua a Roma e ad Amsterdam fa riflettere. Oltretutto, Elisa è da un bel pezzo ferma in un tratto in cui fa freddo, 7/8 gradi per la precisione, mentre a Roma, in quello stesso stesso preciso istante, siamo perlomeno a 4 gradi sopra. Una bella differenza. Marcello racconta della rete di bike lanes transitorie «realizzate anche grazie ad alcune modifiche del codice della strada». L’obiettivo è ricucire e mettere in relazione più ciclabili «un po’ come fecero gli antichi romani durante l’Impero».
Già, l’Impero Romano con tutta la sua visione urbanistica di quei tempi. Ad oggi, però, riprogrammare, costruire una rete ciclabile che imbrigli con grazia e leggerezza il muoversi degli italiani, non solo dei romani, rimane ancora un sogno nel cassetto. Va tuttavia riconosciuto che, pur se alla chetichella, si sta arrivando a un qualcosa di tangibile. Ad esempio le bike lanes transitorie (che speriamo diventino presto definitive), l‘aumento delle rastrelliere per parcheggiare le biciclette, l’implementazione del servizio di sharing anche per quanto riguarda i monopattini, dunque non solo rivolto solo a chi va in sella, oppure il bike to work e il bike to school che abbiamo documentato sul blog. Insomma: la speranza che Roma e l’Italia in generale possano recepire il messaggio lanciato da Amsterdam…rimane.