Piste ciclabili a Milano, è ufficiale: da oggi mandano in tilt il traffico

Davvero non capisco, soprattutto perché il tema delle piste ciclabili a Milano, così come nel resto del mondo, proprio non dovrebbe ammantarsi del benché minimo colore politico. Invece in Italia chi la fa (la pista) l’aspetti (il tirassegno).

E’ di pochi giorni fa un pezzo su Il Giornale, in cui si linciano e trinciano le iniziative ciclabili ad opera della Giunta Sala. Sentite qua, davvero al netto di qualsiasi convincimento politico, come sul tema la si tocchi piano piano in questo pezzo dal titolo ‘Le piste ciclabili mandano in tilt il traffico‘.
Il traffico dunque è impazzito ieri (domenica 4 ottobre, ndb), come prevedibile e ampiamente annunciato, in Corso Buenos Aires, incredibilmente mutilato di parti preziose di carreggiata da inutili percorsi per bici e astrusi posteggi messi a trincea dei pochi appassionati delle due ruote“.

E’ un articolo o un comunicato politico?


In tutta sincerità il pezzo si poggia molto su aggettivi e opinioni e poi, forse, su alcuni fatti. Può una pista ciclabile, riservata a ciclisti e monopattisti, creare ingorghi di auto? Le conclusioni, ovvero che ci sia traffico per via di un’infrastruttura del genere, a mio modesto avviso sono tutte da dimostrare. Come pure il fatto che anche solo l’alleggerire il traffico veicolare stesso possa creare danni ai commercianti: è una storia vecchia e secondo me pure superata. Un po’ da schema tipo maggioranza/opposizione durante un qualsiasi dibattito in aula. In tal senso, invece, ci sono diversi studi che dimostrano l’esatto contrario, ovvero che creare isole pedonali e strutture leggere per la mobilità dolce favoriscano, in realtà, il contatto e la prossimità. Alla luce di questo, allora, continuo a chiedermi: perché impostare il pezzo in questo modo, quasi fosse un comunicato stampa politico, visto che chi scrive dalla sua ha pure un signor curriculum vitae? Boh.

Ad ogni modo ecco la chiusa del pezzo, che punta sulla “sbornia di ‘gretinismo’ che ha fatto pensare a Palazzo Marino che al ritorno dalle vacanze i milanesi avrebbero abbandonato le auto per salire in bici. Così non è stato. E già ieri s’è visto. Peccato che a pagare saranno, come sempre, i cittadini“.

Mi raccomando: chiunque legga questa riflessione non manchi di aprire il link all’articolo completo che riportiamo qui. Che ciascuno di voi, insomma, si faccia un’idea scevra da condizionamenti e giudichi liberamente se questa è una notizia oppure no. Io però mi domando: perché sparare a zero in questa maniera e basta? Perché un pezzo al cianuro su infrastrutture che hanno solo il compito di sgravare il traffico venendo incontro all’inarrestabile domanda di mobilità dolce?

E’ facile e anche funzionale (perché sotto l’aspetto della satira funziona eccome) dare dei ‘gretini’ a tutta quella gente che ogni giorno rinuncia al comfort (?) dell’auto privata per andare a lavorare tra mille insidie a bordo di una bicicletta a pedalata assistita, muscolare oppure impugnando un monopattino elettrico. Allora ecco che sono/siamo tutti ‘gretini’, perché continuiamo a proiettare le nostre velleità sulla cittadinanza. Con ‘ste robe sulla mobilità dolce, su quanto sia importante fare movimento, muoversi in maniera costruttiva azzerando le emissioni di Co2 e gli ingombri in strada (facendo recuperare normalità e socialità al tempo di un mondo virtuale), quasi arriviamo a distogliere, ergo a disturbare, la massa dalla propria quotidianità. Così almeno sembrerebbe.

E allora, a concludere: siamo davvero sicuri che alle soglie del 2021, in un’Europa senz’altro scassata politicamente ma che non ha mai smesso di promuovere le più ampie forme di mobilità dolce (soprattutto al Nord), sia questo l’approccio all’informazione di cui abbiamo realmente bisogno? Non era meglio manifestare perlomeno perplessità, evitando il muro contro muro? Grosso, ma grosso… MAH. Intanto la mia riflessione va a finire qui…sul mio personalissimo Brecciolino.

 

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