Piste ciclabili nel mirino di cittadini e di alcuni media. Per esempio a Frosinone, capoluogo a sud di Roma, uno tra i Comuni più assediati dall’autocentrismo tipico di chi l’auto non la molla neppure per andare a comprare il pane sotto casa propria.
A Frosinone piste ciclabili per pochi (!) tra caos traffico e parcheggi introvabili
Eh sì: è il titolo esatto con cui un noto quotidiano romano ci informa su come in Ciociaria si creino infrastrutture che tolgono parcheggi e creano solo traffico, mentre di ciclisti che vi pedalano sopra pochi o neppure l’ombra.
La questione è semplice e complessa allo stesso tempo. Il tratto in questione non attraversa l’intera città (magari!), ma appena due/tre chilometri lungo Via Marittima e dovrebbe rappresentare soltanto il primo elemento di un puzzle assai più grande: perlomeno nel suo sviluppo teorico. Nell’articolo di denuncia ci sono anche le ‘vox’ realizzate con alcuni commercianti di zona, impressioni che confermerebbero come su questo tratto siano davvero in pochi a pedalare.
Pochi o molti utenti che siano la questione, semmai, è un’altra. Lo spiega la Fiab (Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta) di Frosinone – Su 2 Ruote sulla propria pagina Facebook con un post di risposta all’articolo, includendo alcune foto con alcuni ciclisti in transito lungo la pista (a questo punto) della discordia.
«Le piste ciclabili per funzionare vanno inserite in un Piano Generale – spiegano in associazione – che preveda la riduzione dei mezzi privati e l’incremento dei mezzi pubblici anche attraverso INCENTIVI (premi, sconti, altre agevolazioni) e DISINCENTIVI (sosta a pagamento, controlli e sanzioni), zone a traffico limitato, zone a velocità calmierata anche a 30 km/h, strade scolastiche, parcheggi di scambio, ricoveri per bici. Le piste ciclabili sono solo un tassello!». La pista, in questo senso, sarà dunque solo l’inizio di un progetto più ampio.
In buona sostanza il Comune di Frosinone ha un Piano per la Mobilità Sostenibile «ma occorre applicarlo con azioni concrete e integrate, orientate da una visione di città, soprattutto in ragione del disordine urbanistico che da sempre contraddistingue il capoluogo».
Marina Testa, presidente di Fiab Frosinone e coordinatrice Fiab del Lazio, spiega a Vitadueruote come sia necessario avere una «visione di città», che sia «ecocompatibile» ed «ecologica». Il principio è sempre quello del Safety in numbers: ovvero più biciclette, meno auto e meno incidenti. «A Frosinone è stato approvato il Pums (Piano Urbano Mobilità Sostenibile) ma di fatto non è stato ancora applicato. La città, inoltre, paga lo scotto di un’urbanistica non pianificata, che ci arriva degli anni Sessanta e Settanta e a farne le spese è anche la viabilità quotidiana. Questa pista attraversa una delle strade più trafficate della città, con intersezioni e passi carrabili frequenti. Però si tratta di una struttura incompiuta, che non si raccorda ancora con una ‘rete’ di piste collegate tra loro. Noi di Fiab sollecitiamo le istituzioni affinché questi nuovi tratti vengano accompagnati da politiche di mitigazione del traffico veicolare, altrimenti la struttura sarà sempre demonizzata poiché poco sicura».
Fiab voluntas nostra: cinque proposte alle istituzioni
Insomma: ancora una volta la verità sta nel mezzo. La stessa Fiab (coordinamento laziale) che raggruppa numerose associazioni, peraltro, lega a doppio filo la transizione ecologica alla sicurezza. Poco tempo fa ha condensato le sue proposte (cinque almeno) in una lettera inoltrata alle più alte istituzioni, tra cui il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini. Ecco le proposte elencate di seguito.
1)Potenziare gli uffici cittadini e regionali preposti alla Mobilità, creando nello specifico un Ufficio regionale di coordinamento della Ciclabilità nel Lazio. Su questo era incentrata la proposta inviata a settembre dal coordinamento Fiab Lazio alla Regione: l’idea è quella di creare appunto un ufficio dedicato alla mobilità dolce che possa unificare le procedure, le azioni e gli investimenti per quanto riguarda la mobilità ciclabile, rafforzando l’attività dell’ente sul territorio anche alla luce delle eventuali opportunità di finanziamento;
2)Creare un Coordinamento Mobilità Ecologica e Ciclabile di Roma e del Lazio, che riunisca enti e soggetti del territorio, comprese le associazioni, per aiutare il numero sempre maggiore di romani decisi a investire sulla bicicletta a spostarsi in sicurezza in città;
3)Sensibilizzare i cittadini all’uso dei mezzi pubblici o della bicicletta, quando possibile, soprattutto in centro, aumentare la flotta dei mezzi pubblici e realizzare nodo di interscambio agli ingressi della Capitale in cui lasciare l’auto privata e passare a mezzi di trasporto più sostenibili*;
4)Aumentare rastrelliere e stalli in città prolungando le piste ciclabili;
5)Introdurre zone 30 o strade a velocità ridotta: «È lampante ormai che la segnaletica stradale è invisibile ai più – sottolineano le associazioni – ed è anche inconcepibile lasciare una città di tali proporzioni come Roma in balia della sregolatezza assoluta».
Parlare con una lingua sola, chiedendo quindi a gran voce di usare mezzi pubblici e condurre una vita a due ruote. Possibilmente in zone dove non si corra come disperati, ma nei limiti dei 30 chilometri orari così come sta avvenendo a Parigi e in alcune città della Spagna. Sarà possibile anche qui da noi? Parma e Bologna, in questo senso, stanno tirando la volata.
*Oltre al ministro Salvini, la lettera è stata inoltrata al sottosegretario dello stesso ministero Tullio Ferrante, al prefetto di Roma Bruno Frattasi, al questore di Roma Mario Della Cioppaal presidente (uscente) della Regione Lazio Nicola Zingaretti, al sindaco di Roma Metropolitana e Comune di Roma Roberto Gualtieri, all’assessore alla mobilità Eugenio Patanè, alla presidente di Roma Servizi per la Mobilità, Anna Donati e al presidente della Consulta Cittadina Sicurezza Stradale, Mobilità Dolce e Sostenibilità, Roberto Pallottini.
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