Piste ciclabili pericolose o comunque da mantenere in Italia ne esistono fin troppe, ma da oggi niente paura: ci pensa Antonio Polidoro, abruzzese doc da Torino di Sangro in provincia di Chieti.
E’ lui e, probabilmente, a questo punto solo lui, a prendersi cura del tratto della Ciclovia Via Verde della Costa dei Trabocchi. Tutte le mattine sale in sella alla sua bici (pardon: un triciclo) e armato di scopa di saggina, paletta, ma soprattutto parecchie, buone intenzioni, libera il tragitto caro a ciclisti e ciclomobilisti di ogni giorno da tutto quello che i ‘sozzoni di zona’ disseminano qua e là: bottiglie di plastica (quando va bene) carta e altro materiale.
Particolarmente entusiasta (e te credo!) il sindaco Enrico di Giuseppantonio, che in cuor suo ammette di essersi persino commosso. “Antonio – racconta ai media locali – è un esempio di senso civico fuori dal comune».
Ecco, posso dire che a questo punto della storia più che fuori dal comune Antonio dovrebbe trovarsi proprio… dentro al Comune? Magari tramite una consulenza ambientale (chi più di lui?), o un qualsivoglia ruolo da battitore libero, ma comunque assai utile alla comunità.

Non è il trionfo di Masaniello, beninteso, ma trovo sempre più attuali e credibili queste narrazioni, questi episodi di sconcertante civiltà, tipiche di chi tiene alla propria terra più di parecchi che millantano. Nel 2023 la gente ha bisogno di questo: di ritrovare quel senso di comunità, di appartenenza ormai volatilizzatosi grazie all’esplosione degli ego-social.
L’importanza di un gesto non dovuto
Antonio, come giustamente riconosce il primo cittadino, fa tutto questo spontaneamente, «dimostrando amore per la sua terra, per la natura e per l’ambiente». Umano, bello e come documentato qui su Vitadueruote un beau geste ripetuto anche da qualche giovane.
Sacrosanto e emozionante anche il gesto del sindaco, il quale ha atteso l’arrivo del pensionato settantenne sul ‘posto di lavoro’ «per stringergli la mano anche a nome degli altri sindaci dei centri attraversati dalla Via Verde e ringraziarlo personalmente per quel che fa». Un lavoro di pulizia da volontario «non dovuto».
Cari papà. A titolo personale sono gesti cari ai nostri padri, i quali anziché voltarsi dall’altra parte dicendo ‘sì ma a me che me frega?’ si impicciavano eccome: un po’ come fanno i tanto perculati (dai comici contemporanei) anzianotti, mani dietro la schiena, davanti a un cantiere aperto da tanto, troppo tempo.
L’Umarell. Oggi invochiamo questi ‘umarell’ (per dirla alla Fabio Concato) mentre noi, nel frattempo, ci scattiamo un selfie intenti e faticanti a pulire il…balcone di casa nostra (!), nella speranza di incassare qualche follower sul nostro bel profilo.
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