Ma le piste ciclabili sono obbligatorie per le bici oppure le possono usare a loro discrezione? E’ un terreno piuttosto scivoloso e scriverne anche solo su un blog e sui gruppi può esporre a forti critiche. Proviamoci lo stesso.
In sostanza, se dove stiamo pedalando c’è una pista ciclabile riservata, bisogna abbandonare obbligatoriamente la carreggiata e utilizzare l’infrastruttura dedicata. Questo è quanto previsto dall’articolo 182, comma 9, del Codice della Strada. Che recita così.
Per pista ciclabile si intende una parte longitudinale della strada, opportunamente delimitata, riservata alla circolazione dei velocipedi, secondo l’articolo 3 dello stesso CDS;
2. Se c’è una pista ciclabile riservata bisogna abbandonare la carreggiata e imboccare la pista ciclabile, obbligatoriamente;
3. Particolari regolamenti comunali potrebbero impedire l’accesso alle piste ciclabili a particolari categorie di velocipedi, e questo deve essere ben segnalato con appositi cartelli;
4. L’obbligo decade in occasione di competizioni ciclistiche (ma non di allenamenti, individuali o di gruppo).
Uno dei maggiori problemi nasce al punto 4 (provate a far solamente allenare, non competere, a 35 /40 km orari un gruppo di ciclisti dentro una pista ciclabile) e quando c’è commistione tra pedoni e ciclisti (ora anche monopattisti), che io definirei senza indugio la ‘guerra tra poveri’ rispetto alle auto. Mi riferisco alla tanto vituperate piste ciclopedonali. Si tratta di minotauri con testa da pedone e atleta, mentre il corpo è da ciclista (o sempre monopattista). Ibridi purtroppo assai diffusi perché, magari, a volte questa o quell’amministrazione non aveva né ha tuttora risorse per le singole ciclabili, oppure proprio non riesce a mettere a terra un progetto con i privati così da realizzare sia gli appositi spazi pedonali sia le ciclabili. Lasciando tutti, insomma, ai rispettivi destini.
Ed è maledettamente a quel punto, proprio a quel punto, che scatta la…’guera’ (con una erre sola, ndb). Tutte persone civili, per carità, finché però non si arriva al momento in cui il ciclista sfiora d’un soffio chi sta passeggiando, o è in marcia, e della bici non gliene può davvero fregar di meno. A quel punto sono sonore litigate. Io stesso ho assistito con i miei occhi a numerosi diverbi. E il bello è che hanno ragione entrambi.
Piste ciclabili e pedoni, le regole da osservare
In caso di pista ciclabile presente, il ciclista è obbligato al suo utilizzo, ma se non c’è una pista ad esso esclusivamente riservata, allora lui non sarà tenuto ad utilizzarla. Insomma, come sempre si rimanda al buon senso. Prendiamo una città come Roma, dove per realizzare una semplice bike lane sfruttando prevalentemente il margine destro dalla corsia di marcia, ci vuole l’Esercito, poi il blogger che smaschera la foto-fake che hanno appena messo sui social in cui si parla di fantomatici posti auto tagliati o accanto ai quali si vuole realizzare pericolosamente la pista (l’ultimo caso risale a pochi giorni fa e riguarda la ‘ultimanda’ BL in viale Jonio, zona est verso il centro di Roma, ndb).
Il bello è che di di piste ciclopedonali non ce ne sono nemmeno poche! Se poi è una bella giornata, può anche capitare di imbattersi nell’anziana signora di turno che preferisce camminare, comoda, sul materiale sintetico in tartan e non sull’asfalto rovinato di parecchi marciapiede sui cui spesso si è costretti a incedere. Lei, con il suo passo ben ragionato, con la mano destra stringe pure il guinzaglio del suo amato cagnolino. Voi che fate? Proseguite spediti scampanellando, rallentate e attendete che la signora si sposti un po’ più a destra una volta accortasi del vostro arrivo, oppure, dopo alcuni interminabili secondi di nervosa attesa, la puntate vigliaccamente alle spalle e le frenate dietro a un centimetro? Diciamo che si cerca la via di mezzo, con il buon senso, la gentilezza e l’educazione che ci contraddistingue. Dunque vi avvicinerete, chiederete permesso quasi sussurrandole all’orecchio manco doveste sedurla, e nella maggior parte dei casi dovreste cavarvela così.
Voi pensate che sia finita qui, vero? Invece neppure per sogno. Pensate che c’è anche un altro punto di vista, un’altra corrente di pensiero: è quella di chi non riconosce affatto le piste riservate ai ciclisti e chiede a gran voce che le due ruote possano circolare liberamente, magari sempre sulla destra, nel traffico veicolare di tutti i giorni. Nessuna riserva indiana, questa la tesi, perché già un tempo lontano, lungo queste praterie, proprio come facevano Toroseduto e Nuvola Rossa, ogni creatura poteva girare libera, indisturbata: vacche , bisonti, cervi, cavalli e perfino..biciclette e monopattini!!!