Sapete quale è la velocità di una bicicletta media? Beh non è obbligatorio essere esatti, se rapportiamo il dato a quello della velocità di un’auto. Anche in una città come Firenze si capisce che tra i due mezzi non c’è partita ed ecco spiegato, allora, perché si debba prestare molta attenzione quando si affronta il tema spinoso della convivenza in strada, evitando di risolvere tutto passando perle vie brevi.
Accade questo: dall’Osservatorio Ciclisti dell’Asaps (Associazione sostenitori e amici della Polizia stradale) pochi giorni fa sono usciti i dati sui decessi ‘a due ruote dolci’ relativi ai primi tre mesi del 2021. Per il quotidiano Repubblica.it si tratta di un «quadro fosco». Nel complesso, si legge nel pezzo, il primo trimestre si è concluso con «ben 44 ciclisti deceduti, rispetto ai 37 del 2019 (in totale in quell’anno ci furono 253 morti tra gli utenti delle due ruote) e ai 33 del 2018 (totale dell’anno 219)». Un dato, tuttavia, ancora privo dei numeri del 2020 da parte di Aci-Istat.
Scorrendo il comunicato stampa dell’associazione, poi, c’è anche il dettaglio delle regioni nelle quali sono avvenuti gli incidenti mortali nel primo trimestre dell’anno. Maglia nera per l’Emilia Romagna, dove sono avvenuti ben 11 sinistri mortali. L’Emilia, ad onor del vero, è anche la regione in cui la bicicletta ha il più ampio utilizzo tra la popolazione negli spostamenti quotidiani (il 25% del totale dei decessi), una considerazione che però non può fornire l’alibi per questi numeri impietosi. Dietro l’Emilia troviamo la Lombardia (6 decessi), Piemonte (5), Puglia (4), poi Campania, Lazio, Abruzzo e Sicilia con 3 morti. I veicoli investitori di ciclisti nel primo trimestre si distinguono in 29 autovetture, 9 autocarri ed un motociclo, in 5 casi ci sono state ‘fuoriuscite autonome’.
Fin qui la fredda cronaca, i fatti. Pochi giorni dopo, però, sulla scorta di questi dati il sindaco di Firenze Dario Nardella ha rivendicato l’importanza di rendere il casco obbligatorio su bici monopattini. «Ogni due giorni perde la vita un ciclista», ha osservato il primo cittadino dal suo profilo Facebook, commentando che «non sono deceduti mai così tanti nella storia della mobilità in Italia». Per Nardella si tratta di «un’emergenza a cui dobbiamo far fronte velocemente» anche insieme ad alcune Associazioni. In conclusione «il casco obbligatorio su bici e monopattini può salvare migliaia di vite. Una battaglia di civiltà necessaria».
L’osservazione del sindaco, però, non è piaciuta ad alcune associazioni delle due ruote. Come nel caso di Fiab, che attraverso la sua Firenze Ciclabile «esprime disaccordo e rammarico nel leggere le parole del Sindaco Dario Nardella, secondo il quale per ridurre il numero di incidenti mortali per i ciclisti è necessario prevedere l’obbligatorietà del casco, definendola una battaglia di civiltà». Per la Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta fiorentina (la foto d’apertura è tratta dal loro profilo ufficiale Facebook, ndb), infatti, «la causa delle morti è quasi sempre l’incidente stesso, non la mancanza di un dispositivo di protezione individuale e la principale fonte di pericolo sulle strade è dovuta alla velocità dei veicoli a motore, sia per quanto riguarda il cono visivo, lo spazio di frenata, ma soprattutto l’impatto. In tal senso FIAB già segnala da tempo la pericolosità delle strade fiorentine, a partire dal centro storico, dove ogni giorno buona parte dei veicoli viaggia al di sopra dei limiti consentiti». Insomma, per chi è ogni giorno in sella sarebbe più opportuno indicare la Luna e non limitarsi a osservare il dito. Il problema starebbe nel «cambiare paradigma, dando impulso alla sicurezza stradale e agire sulle vere cause di pericolo» e non di «individuare i ciclisti come principali responsabili delle loro morti. Questa è la battaglia di civiltà che vogliamo combattere insieme».
Noi tutti viviamo una vita a due ruote, la seguiamo, proviamo a raccontarla non senza difficoltà e ne siamo rimasti affascinati fin da bambini. Non si può non credere alla buona fede del sindaco Nardella, che come ogni sindaco ha il sacrosanto compito di preoccuparsi dell’incolumità dei suoi cittadini, ci mancherebbe. A dirla tutta, esco sempre con casco e pure giubbino giallo autoriflettente, ma di fronte al più ampio tema dell’alta velocità, o comunque di un’andatura sproporzionata rispetto a quella degli altri mezzi in strada (per non parlare dei pedoni, gli utenti più fragili), so bene che questi accessori non bastano a risolvere il problema. Piuttosto, continuiamo a chiederci quale sia la velocità di una bicicletta media (rispetto alle auto): non certo per provocare, ma per provare a guardare tutti insieme, appunto, non il dito bensì la Luna.
Come purtroppo da sempre sono sempre i vincitori che non muoiono e quindi scrivono la storia. Ora in un confronto bici – auto si sà benissimo chi è il più forte. E chi non vuole rispettare i limiti di velocità essendo più protetto. VS
Ma noi, Vincenzo, ci battiamo affinché uno valga davvero uno. Non è facile, non sarà facile. Ma sarà.