Roma città 30, prime prove di normalità

Roma città 30 è un sogno che si può realizzare, non solo la parafrasi di Roma Città Aperta, il primo film neorealista che la storia ricordi e firmato da Roberto Rossellini nel lontano 1945. Allora sì che  i 30 km all’ora in città non erano un mito, bensì un dovere. Meglio ancora: una necessità. Ci trovavamo nell’immediato Dopoguerra, con le ossa e soprattutto con le infrastrutture rotte, non girava una lira e il mito futurista-marinettiamo degli Anni Trenta sulla velocità da raggiungere in ogni campo, scandito a colpi di Zang Tumb Tumb, suonava ormai come un disco rotto.

Da allora sono trascorsi ottant’anni anni, o giù di lì, con il boom economico degli Anni Sessanta sono arrivate le automobili in ogni dove e con esse la convinzione che i cittadini abbiano conseguito – chissà per quale motivo –  il diritto al parcheggio ovunque vogliano andare, a cominciare dal posteggio sotto casa. Oggi, invece, ci troviamo a valle di questa convinzione distorta, consapevoli del suo fallimento visto che gli spazi dove parcheggiare sono terminati.

Affogato nella canicola e nella calca della Sala del Carroccio in Campidoglio seguo con interesse spasmodico l’evento Roma Città 30, promosso da Salvaiciclisti-Roma e condiviso con la Commissione Mobilità capitolina. Lo scrivo subito: tanta roba condensata in due ore e mezza di interventi, uno più istruttivo dell’altro. Si potrebbe persino suddividerli per area di provenienza: tenterò, ma di sicuro mancherò il bersaglio. Da Roma Giovanni Zannola, presidente della Commissione Mobilità, Anna Donati, presidente di Roma Servizi per la Mobilità, Eugenio Patanè, assessore alla Mobilità, Linda Meleo (già assessora alle Infrastrutture e alla Mobilità in Giunta Raggi), Roberto Pallottini, presidente della Consulta per la Sicurezza Stradale, Enzina Fasano, presidente Salvaiciclisti Roma; da Milano Marco Mazzei, consigliere comunale e tra i maggiori promotori (con diversi haters a seguito social) della zona 30 meneghina;  da Bologna Simona Larghetti e Andrea Colombo, l’una consigliera comunale attuale e l’altro già assessore alla Mobilità in Giunta Merola, ora referente Mobilità per la Fondazione Innovazione Urbana, la Fondazione del Comune di Bologna e di Alma Mater Studiorum.

Battitore libero, e che battitore(!), Matteo Dondé, urbanista e architetto guru nonché paladino dell’urbanismo tattico tanto caro a questo blog. Per Matteo (sì: Matteo) due minuti di applausi scroscianti degli spettatori in sala una volta terminato il suo  intervento da pasionario. Chi c’era ha davvero imparato qualcosa, io in testa nonostante abbia avuto modo di ospitarlo diverse volte qui su Vitadueruote. A moderare l’evento Luca Valdiserri, giornalista del Corriere della Sera e papà di Francesco, giovane vittima innocente della strada, anzi della condotta in strada.

Da sinistra, il moderatore Luca Valdiserri, Simona Larghetti, Marco Mazzei e Sandro Calmanti (Salvaiciclisti – Roma)

 

Giovanni Zannola, presidente della Commissione Mobilità Roma, che ha fatto gli onori di casa.

Le interviste ai protagonisti

Matteo Dondé

«Siamo le città più congestionate al mondo, dove si muore di più la velocità media nelle nostre città è 20 chilometri orari: ma non riteniamo di dover cambiare?»

Eugenio Patané

Come far accettare alle persone il concetto di Fascia Verde?
«E’ un discorso legato alla salute pubblica della nostra città e tutti se ne devono far carico: siamo uno dei siti più inquinati d’Italia!».
Anche a Roma si può vivere una vita a due ruote lente? «Certamente. Io penso che accanto al trasporto collettivo se tu non hai un’intelaiatura, un network di mobilità attiva tra cui piste ciclabili e mobilità attiva hai costruito uno scheletro non innnervato».

Marco Mazzei
Cosa racconterai ad amici e colleghi appena rientrato a Milano? 
«Che Roma è la città più bella del mondo, anche ahimè più di Milano, ma è invasa da automobili e autostrade».

Andrea Colombo

L’uomo di Bologna Città30. Più che Andrea..Cristoforo Colombo: lui ha scoperto l’America proprio nella sua città.

Simona Larghetti

Qual è il valore aggiunto dell’esperienza bolognese?
«Siamo una città di dimensioni molto più piccole rispetto a Roma, ma possiamo dare la prova che anche dove l’auto è il mezzo principale per spostarsi ci sono tante cattive abitudini alla guida, si può fare un percorso di cambiamento, che sarà comunque lento, faticoso, con tante polemiche. Ma Bologna sarà la prima grande città italiana con il limite dei 30 chilometri orari».     

Per capirci qualcosa in più (pillole)

A titolo personale sono rimasto davvero impressionato dalla capacità di sintesi di Andrea Colombo, con cui finora mi ero scritto per ‘corrispondenza’ e nulla più. Andrea ha visioni fresche e le esprime grazie a delle ottime slides. Ve ne mostro alcune a riproduzione parziale, ringraziando anzitutto per la disponibilità sua e quella di Fondazione Innovazione Urbana. Ok, da smartphone ‘scrollate’ quanto volete, ma cercate perlomeno di afferrare alcuni semplici concetti.

Nella prima slide cerchiamo di cogliere la differenza che intercorre tra Zone 30 e Città 30. Come vedete non sono la stessa cosa, soprattutto per diversità di estensione e tempi di applicazione. E’ vero che al momento a noi giornalisti e blogger ci fa comodo pensarlo perché…tutto fa hashtag!   #Zone30 #Città30

Poi ‘rifacciamoci gli occhi’, si fa per dire, con alcuni numeri sugli incidenti stradali. Di che cifre parliamo? Dove avvengono? Quali sono i soggetti più coinvolti? Non aggiungo nulla di utile se mi metto a commentare anch’io: leggete voi stessi e fatevi un’idea… ricordandoci che parliamo solo del 2021, con la pandemia di mezzo e con meno, molti meno veicoli in circolazione rispetto all’ordinario.

 

Mi piace concludere quest’articolo sulla giornata in Campidoglio con il sogno di un folle, anzi di un ex addetto stampa che non ha mai smesso di andare al lavoro o di vivere in bicicletta: la campagna di comunicazione cosiddetta …ad hoc!

Nell’affissione ritratta in questa slide che segue ci sono tutti gli ingredienti per preparare il piatto della mobilità sostenibile vera, non presunta. Quali sono? Premesso che la lettura è quasi sempre a scansione da sinistra a destra, il primo aspetto che balza agli occhi è il veicolo con il muso ridotto a poltiglia, quindi la scritta con una sequenza di lettura che non lascia spazio ad eventuali equivoci: 2 Mesi – 10 vittime-Mettiamoci un freno (!): La velocità causa incidenti mortali. Rallentiamo.

In gergo si chiama Visual Communication, un cartellone con su un messaggio da leggere in 2-3 secondi al massimo, proprio perché si è in strada ed è tutto veloce. Fare comunicazione efficace è molto difficile perché devi sparare tutto in un attimo. Farlo e bene è complicato, ma non impossibile. Per me le partite si vincono anche così: provando a riportare tutto alla normalità.

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