«Se avessi una figlia la metterei in sella perché impari ad affrontare la vita». Emile Zola e altri pensieri in bici

«Se avessi una figlia la metterei in sella perché impari ad affrontare la vita». Io parto da qui, dalla visione deterministica di Emile Zola, lo scrittore parigino padre del naturalismo, la corrente che nell’Ottocento affrontava le cose della vita attraverso le lenti della psicologia, del sociale. In controtendenza con chi, all’epoca, si ostinava a interpretare tutto attraverso le sole scienze naturali quali fisica o chimica.

Il Zola-pensiero: ovvero come ti insegno ad andare in bici

Per me che «la matematica non sarà mai il mio mestiere (cit.)» il Zola-pensiero non è un incipit qualunque, ma un dogma, peraltro da da mettere in pratica tutti i giorni proprio con mia figlia.

Dalla bike balance (senza pedali né freni) alla prima biciclettina con le rotelle laterali (tolte dopo litigate furenti con mamma e nonna), dalla Alpina rossa alla prima due ruote con le marce: è tutto un imparare, credo che Zola sarebbe soddisfatto di me, perlomeno della mia buona volontà.

Impara la piccola, certo, ma imparo soprattutto io. Imparo a contare fino a dieci quando lei si appanica e urla in strada perché non riesce a cambiare marcia in corsa, oppure imparo a non appanicarmi io quando sento sfrecciare a lato l’auto guidata da un ebete che non comprende la scena che gli si presenta davanti. Per lui, lì per lì, giocare ad andare in bici in mezzo alla (sua) strada gli risulta inconcepibile e vedrà tutto come un gioco pericoloso, organizzato da un padre letteralmente incosciente e quindi pure da rimproverare.

Ecco perché soprattutto quando sono insieme a mia figlia indosso casco e gilet giallo autoriflettente anche di giorno. Da bike blogger so che esistono studi (soprattutto di matrice inglese) in cui si dimostra scientificamente (chiedo scusa a Zola)  che se sei ‘bardato’ medioevale sei più rispettato. Chi è al volante ti considera come uno scooterista  e ti vorrebbe veder vestito alla stessa maniera. Una volta ‘ottenuta ragione’  allora, e molto spesso soltanto allora’, tenderà a restituirti una certa forma di rispetto. Tutto questo è assurdo: dovrebbe rispettarci a prescindere. Del resto, ai tempi di Zola le auto non esistevano: figurarsi casco e gilet autoriflettenti.

Un po’ di pensieri (sparsi) in bici

Voglio proporvi una breve selezione di pensieri in bici. E’ una mini-raccolta che però, a volte, può fare da bussola d’orientamento quando ci sentiamo persi, svuotati. Ricordiamocelo sempre: la bicicletta è uno dei pochi mezzi che ci consente di restare bambini per tutta la vita.

Ernest Hemingway. «È andando in bicicletta che impari meglio i contorni di un paese, perché devi sudare sulle colline e andare giù a ruota libera nelle discese. In questo modo te le ricordi come sono veramente, mentre in automobile ti restano impresse solo le colline più alte, e non hai un ricordo tanto accurato del paese che hai attraversato in macchina come ce l’hai passandoci in bicicletta».

Cesare Angelini (sacerdote e scrittore). «La bicicletta è l’immagine visibile del vento».La vita è come andare in bicicletta. Per restare in equilibrio devi muoverti.

Didier Tronchet (giornalista e umorista). «Due amanti in bicicletta non attraversano la città, la trapassano come una nuvola, su pedali al vento».

Albert Einstein (scienziato). «La vita è come andare in bicicletta. Per restare in equilibrio devi muoverti».

Ivan Illich (scrittore, pedaogista) Elogio della bicicletta. «La bicicletta richiede poco spazio, se ne possono parcheggiare diciotto al posto di un’auto, se ne possono spostare trenta nello spazio divorato da un’unica vettura. Per portare quarantamila persone al di là di un ponte in un’ora ci vogliono dodici corsie se si ricorre alle automobili e solo due se le quarantamila persone vanno pedalando in bicicletta».

Margherita Hack (astrofisica) – conversazione con Andrea Satta dei Têtes de Bois durante la registrazione del video Alfonsina e la Bici. La Hack, per l’occasione ha vestito i panni della protagonista Alfonsina Strada, suonando la tromba e saldando i telai di alcune bici (!).

«Mi è sempre piaciuto fare grandi ‘girate’ in bicicletta. Da giovane ho percorso la Firenze-Viareggio e ritorno, ho girato molto anche a Cormons, Udine, Gorizia. Una bella gita l’ho fatta andando da Trieste a Grado: al ritorno mi sono fermata a mangiare in trattoria. E’ bello andare in bicicletta, si vedono tante cose, si fanno percorsi molto più lunghi che andando a piedi, si può osservare il paesaggio, vedere tutti i dettagli, sentire l’odore della terra, delle piante: cose che in macchina non si posson certo apprezzare. La bicicletta è forse il mezzo più ecologico e divertente che c’è».

Pierre Giffard (giornalista). «La bici è più di uno sport, è un bene sociale».

Gianpaolo Ormezzano (giornalista). «Il ciclismo è la fatica sporca addosso alla gente più pulita».

 

 

 

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