Sicurezza stradale, Marco Cavorso: «Io premiato per il metro e mezzo di distanza, ma mi sento lo ‘sportivo’ più perdente di tutti»

La rubrica Sport-Thinkers, a cura del quotidiano Il Foglio, ha inserito nella sua top 100 la battaglia sul metro e mezzo di distanza da rispettare nelle operazioni di sorpasso di un ciclista. Tra i premiati, oltre a Paola Gianotti e Cristian Salvato anche Marco Cavorso e Marco Scarponi, i ‘Marchi di qualità’ già ospiti di #opinionincluse, rubrica in streaming in onda su Vitadueruote. Li abbiamo contattati  per raccogliere un loro parere più o meno a caldo: cauti sulla premiazione, sostenitori convinti invece sulla battaglia da portare avanti. «Per salvare vite umane».

La battaglia, anzi la crociata, sulla Sicurezza stradale, sul metro e mezzo di distanza da osservare in fase di sorpasso di un ciclista continua a… dividere. Nonostante gli oltre 200 morti nel 2021 (dati Istat che includono anche le vittime in monopattino) e nonostante l’aumento della mobilità attiva (secondo i dati del centro studi Fiab resi noti anche nel corso di una puntata di #opinionincluse).

Ora ecco il premio di Sport-Thinkers, rubrica de il quotidiano Il Foglio, che inserisce il tema ultra-delicato nel dibattito mainstream (finalmente!), realizzando la classifica dei 100 nomi che nel 2022 hanno cambiato lo sport. Tra questi troviamo Marco Cavorso, Marco Scarponi, Paola Gianotti e Cristian Salvato, alfieri noti della battaglia del metro mezzo e inseriti nella classifica speciale, dal ventesimo al ventiquattresimo posto. «La classifica mi ha colpito positivamente»,  commenta Marco Cavorso, responsabile sicurezza dell’Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani (ACCPI) e papà di Tommaso, giovane ciclista travolto e ucciso da un furgone mentre pedalava. Tuttavia se «di norma si premiano i vincenti io mi considero uno tra gli uomini più perdenti dello sport italiano». Ecco perché.

La motivazione alla base del premio

Intanto, di seguito, la motivazione che vale i posti di rango di questa speciale classifica. «Perché possano vincere la loro battaglia sulla legge del metro e mezzo – si legge all’interno – da rispettare nelle operazioni di sorpasso di un ciclista, in memoria del piccolo Tommaso Cavorso, dei campioni Michele Scarponi e Davide Rebellin e degli oltre 1.100 ciclisti uccisi sulla strada negli ultimi 5 anni».

 

Marco Cavorso: «Macché vincente, ho subìto troppe sconfitte»

Nonostante il riconoscimento, peraltro pubblicato su un quotidiano nazionale, Marco Cavorso è comunque rammaricato per le tante, troppe occasioni perse. «Negli ultimi dodici anni – racconta masticando amaro – ho subìto tante sconfitte: la più grave è stata la perdita di mio figlio Tommaso, ucciso da un’automobilista a 13 anni mentre stava pedalando, poi quasi una sconfitta al giorno con la perdita di altre vite sulle strade italiane, fino ai quattro tentativi di far approvare la norma sul metro e mezzo di distanza. Tentativi tutti falliti!». Cavorso, che come documentato qui sotto è stato già ospite di Vitadueruote insieme a Marco Scarponi e a Manuel Massimo, direttore di Bikeitalia.it, con lo stesso tono basso ricorda anche l’assoluzione «contro chi avevo denunciato per istigazione a delinquere dopo che sui social aveva scritto la frase ‘investire un ciclista per educarne cento’, riferendosi a un investimento realmente accaduto». Marco, insomma, tutto si aspetta «tranne che di ricevere premi».

Il bicchiere però diventa mezzo pieno se il riconoscimento si intende come nuova luce da gettare sul tema. «L’importante – spiega Cavorso – è che si premi la battaglia stessa, o meglio la tenacia con cui la si porta avanti. Essere in compagnia di Paola Gianotti e Cristian Salvato, loro sì campioni di sport, mi restituisce comunque tanto onore e ringrazio chi mi ha voluto inserire in questa lista. La battaglia sul metro e mezzo – spiega Cavorso – ha fatto persino storcere il naso a diverse associazioni che si interessano di sicurezza della mobilità dolce: ok, non sarà la panacea di tutti i mali ma è diventata un simbolo. Ha un significato che va ben al di là della norma stessa, poiché è decisiva per la sopravvivenza di tanti ciclisti. Da un punto vista politico rappresenta un’inversione di rotta da parte di una società che fatica ad accettare chi utilizza le strade con i mezzi che ha disposizione: sia che si vada a piedi, in bicicletta, in motorino o in automobile, naturalmente in sicurezza». Quindi il suo augurio conclusivo: «in futuro speriamo di ricevere un altro premio, ovvero l’approvazione definitiva della norma sul metro e mezzo».       

Marco Scarponi: «Non è una gara, ma una questione di civiltà»

Sono già trascorsi oltre cinque anni da quel maledetto 22 aprile 2017 in cui il fratello Michele, l’aquila di Filottrano, perse la vita in strada. Eppure Marco Scarponi non ha mai smesso di lottare pur di tenerne viva la memoria e di continuare a battersi per ottenere quanta più educazione stradale possibile. “La vita non è un scherzo“, recita il poeta greco Nazim Hikmet: un claim ben impresso sul sito della Fondazione Michele Scarponi di cui Marco è Segretario generale.

Un’immagine estratta dalla homepage del sito della Fondazione Michele Scarponi

«Credo che il premio sia frutto del clamore innescato dall’omicidio di Rebellin (il campione di ciclismo travolto e ucciso da un conducente di camion poche settimane fa, ndb). Su un tema come questo – ci racconta Marco Scarponi – si alza il volume quando ci va di mezzo qualche nome famoso: il resto, ovvero la quotidianità, è fatta di numeri ‘normali’ per la percezione comune. E anche per i giornali.Non saprei cos’altro dire: la nostra non è una gara in cui si vince o si perde, ma una questione di civiltà. Certo, si può vincere o perdere anche qui, ma si deve soprattutto lavorare insieme agli altri condividendo valori e regole. Si tratta di cambiare cultura, di salvare vite umane».

Norma sul metro e mezzo ancora in alto mare

Intanto non è trascorso neppure un mese dall’intervento dell’onorevole Mario Berruto presso la Camera dei Deputati per sollecitare l’approvazione di una norma attesa da molto tempo. Berruto, che peraltro ha firmato la rubrica sport-thinkers stessa,  ha paragonato le morti dei ciclisti in strada a un aereo carico di ciclisti e ciclomobilisti che ogni anno si schianta a terra nel nostro Paese. «Dal 2018 oltre millecento morti, in media oltre 225 morti all’anno…». L’intervento del deputato (in forza al Partito Democratico) segue il disegno di legge sul metro e mezzo di distanza presentato da lui stesso a Montecitorio poco tempo prima.

Intanto, vale la pena segnale gli esiti di un sondaggio recente commissionato da Bike Europe nei Paesi Bassi. Ebbene la metà dei partecipanti ha dichiarato che qualora venisse reso obbligatorio l’uso del casco sulle ebike, «sicuramente o quasi sicuramente non non acquisterebbe una bici elettrica». Molto più facile guardare il dito, anzi il casco, e meno, assai meno la Luna, ovvero quello che accade troppo spesso lungo le nostre strade .

 

 

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