Sicurezza stradale: perché il dialogo immaginario tra Francesco e Lorenzo è una buona notizia

Da dibattito tra pochi ‘sensibili’ a narrazione mainstream, sui media nazionali. Ora il tema della sicurezza stradale cresce ancora più di livello e propone il ‘dialogo’ tra giovani vittime della strada che, loro malgrado, si incontrano lassù per la prima volta.

Accade su Buone Notizie, l’inserto a cura del Corriere della Sera. Per quanto mi riguarda è, appunto, una buona notizia leggere la chiacchierata tra Francesco Valdiserri e Lorenzo Guarnieri, angeli in strada e ora assurti ad angeli con tanto di ali e aureola (sarò banale ma io me li immagino proprio così!)  ‘grazie’ alle cattive pratiche di chi pensa che mettersi al volante sia solo routine di tutti i giorni.

Francesco, tessera dell’Atac in tasca, appena pochi mesi fa è stato investito e ucciso sul marciapiede (ebbene sì!) da un’auto condotta da una giovane risultata poi positiva all’alcol test. Francesco aveva 19 anni!!! Lorenzo, supersportivo, è stato vittima anche lui di omicidio stradale nel lontano 2010. Una vita, anzi tante vite, fa.

Nonostante segua e mi sforzi di raccontare da tempo gli sfasci di una politica di mobilità nazionale tutta incentrata sulla velocità, sull’automotive e basta, sempre, comunque e dovunque si voglia andare, ancora mi vengono i brividi a leggere e rileggere il pezzo scritto a quattromani dai papà di questi due angeli: Luca Valdiserri e Stefano Guarnieri.

Luca, come noto, ho avuto il piacere di ospitarlo tra i primi sul mio piccolo blog Vitadueruote. Luca è un collega decano, con penna e pensiero sublimi al servizio del Corriere della Sera. Devo qualcosa anche alla moglie Paola Di Caro, anch’ella collega allo stesso giornale, che non esitò un attimo a farmici parlare e proporgli l’invito da parte mia. Fu un onore, come pure rivederlo poche settimane dopo alla manifestazione #bastamortinstrada a Roma.

Stefano Guarnieri, invece, è il ‘babbo’ di Lorenzo. Da allora, da quando suo figlio è volato in cielo, non ha smesso di lottare neppure un minuto della sua vita ed è tuttora impegnato a tempo pieno nel promuovere l’educazione stradale. Oh, guardate che combattere per 13 anni anni con il magma, mica il mare, dentro è impresa titanica: provateci voi a farlo. Io, lo scrivo senza mezzi termini, non sarei in grado. Credo piuttosto  che troverei il modo di farla finita assai prima, evitandomi meno sofferenze, struggimenti e sensi di colpa vari: fossero autentici oppure pretestuosi.

Un ‘prima’ e un ‘dopo’ questa lettera

Come ho già detto nella storia sul mio profilo Instagram, rispetto a questa lettera c’è un ‘prima’ e ci sarà un ‘dopo’. Anzitutto perché è forte, è un pugno nello stomaco. Quando comincio a leggerlo con gli occhi del genitore ho subito un principio di congelamento alle mani, la salivazione si azzera e dopo mi si chiude lo stomaco. E poi perché il dialogo intercorso tra Fra e Lo è arricchito dal fascino del tunnel spazio-temporale (sono trekkies – Tos – Prima Serie, quella del capitano James Kirk, non posso voltarmi dall’altra parte) che si apre quando i ragazzi parlano di telefonini. O meglio: Lorenzo, rimasto giustamente alla tecnologia del 2010, parla di telefonino, mentre Francesco lo corregge dicendo che ormai si chiama smartphone. Gli spiega che si tratta di un aggeggio che fa seflie, video e così via. Un dispositivo che la maggior parte di noi usa male, soprattutto mentre guida.

L’invito è di correre subito in edicola oppure di leggere, anzi divorarsi, il racconto a questo link. “Come dite?” (cito l’eccelso Aranzulla): non avete tempo di farlo? Allora ve ne propongo uno stralcio qui sotto. E se non vorrete cliccare neppure dopo aver letto questo breve passaggio, chiedetevi se, in effetti, avete il cuore nello stesso posto del nano raccontato da Fabrizio De André oppure siete ancora in tempo per salvarvi. Buona lettura e soprattutto buona crescita!

 

STRALCIO DEL DIALOGO IMMAGINARIO TRA FRANCESCO E LORENZO
(DA BUONE NOTIZIE DEL CORRIERE DELLA SERA)  

LORENZO: «Come mai sei arrivato qui?».
FRANCESCO: «Camminavo sul marciapiede della Cristoforo Colombo, insieme a Nicco, che è il mio grande amico. La ragazza che guidava ubriaca quella macchina mi ha preso in pieno alle spalle. Non l’ho nemmeno vista arrivare. Uno può pensare: che sfiga! Ma bere e poi mettersi al volante non succede certo per caso. Quindi la sfortuna non c’entra proprio niente. E tu?».
LORENZO: «Stavo tornando a casa, in motorino. Il mio babbo mi aveva chiamato al telefonino: non fare tardi! Quello che mi ha investito in pieno, saltando dentro la mia corsia, l’ho visto giusto per un secondo. Ubriaco e drogato. Non era un ragazzo, aveva 45 anni e io ne avevo 17 ma, come dice la mia mamma, non c’è dubbio su chi dei due fosse il più maturo! Certi vizi, purtroppo, non hanno età».
FRANCESCO:«Sai cosa mi scoccia di più?»
LORENZO:«Dimmi».
FRANCESCO: «Che io e te non abbiamo proprio fatto niente di male. Mio papà è un ansioso. Il motorino me lo ha sempre proibito e la patente non ce l’ho perché sono un tipo distratto, penso quasi sempre alla musica. Ho paura di andare a sbattere. Paura per me e paura per gli altri. Sono fiero della mia tessera dell’Atac e, anche se passano una volta ogni morte di papa, mi piace usare i mezzi pubblici. E ancora di più mi piace camminare».
LORENZO: «A me piacciono tutti gli sport, soprattutto quelli di squadra».

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