Le strade scolastiche urgono e la tragedia dell’auto piombata nel giardino di un asilo a L’Aquila è ‘solo’ l’ennesima conferma di un’inerzia politica che arriva da lontano. Inerzia che però si trasforma subito in acceleratore di particelle degno del Cern di Ginevra proprio nei giorni in cui entra in vigore il decreto che incentiva l’acquisto di nuove auto e moto per il 2022. Il bonus (a questo punto superbonus) va ad aggiungersi a quelli già previsti per il 2023 e 2024. «What else?».
Una ‘òla’ per gli ‘autocentrici’ seduti sugli spalti già con il volante in mano, i quali non vedono l’ora di entrare in concessionaria e chiedere subito lo sconto che oscilla da 2 mila euro per i veicoli con motori tradizionali a basso impatto fino a 5 mila euro in caso di acquisto di una elettrica pura con rottamazione di un mezzo inferiore agli Euro 5. «Va bene..continuiamo così.. facciamoci del male»(cit.). Mica perché bisogna essere contro le auto (gran parte di noi ne ha una) ma continuare a spingere la mobilità sostenibile in gran parte lungo questa direzione, disponendo di risorse comunque già esigue… trovo che sia Tafazzismo puro. Peraltro tutto, o quasi, italiano.
Le strade scolastiche sono un miraggio: associazioni sul piede di guerra!
Le strade scolastiche servono eccome: e pure tutti i giorni, nemmeno un giorno ogni tanto e per grazia ricevuta com’è adesso..quando va bene. Le associazioni e i diversi movimenti ambientalisti sono sul piede di guerra. «Una strada scolastica non è che serve, è necessaria per scongiurare tragedie come quelle che si sono verificate a L’Aquila» – mi dice Anna Becchi, coordinatrice della campagna ‘Tutti giù per strada’ per Clean Cities Italia.
«Ancora una volta si sarebbe potuto evitare», si legge nel comunicato lanciato in queste ore dal Coordinamento Associazioni e Movimenti Ambientalisti per la Mobilità Attiva e Sostenibile. Nel Coordinamento, giusto per farvi capire che non si tratta di quattro amici al bar..che volevano cambiare il mondo della mobilità sostenibile, si va da Fiab (Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta) a Salvaiciclisti passando per Bikeitalia, quest’ultima tra le testate giornalistiche più autorevoli sull’argomento. Si tratta di migliaia e migliaia di persone che si muovono ‘ a modo’, o che vorrebbero farlo, in tutto il Paese. Persone vere, no figurine: chi non è del giro si faccia pure un giro e verifichi. Era bene specificarlo così da controbilanciare la solita narrazione mainstream, con cui si bolla spesso il tutto come ‘robba’ da radical-chic’ e basta!
Nella nota congiunta dei ‘sostenibili’ si ricorda che per limitare i danni, diretti e indiretti, prodotti dai mezzi a motore, dal 2020 sia stata introdotta nel Codice della Strada la “zona scolastica”. Un’area in prossimità della scuola, in cui è garantita una “particolare protezione dei pedoni e dell’ambiente” (art. 3 comma 58-bis del C.d.S.). Istituirla non è complicato, perlomeno sulla carta: è sufficiente che il Sindaco emetta un provvedimento limitativo della circolazione, sosta o fermata di tutte o di alcune categorie di veicoli (art. 7 comma 11 bis del C.d.S.). «Nonostante siano trascorsi due anni dall’introduzione delle strade scolastiche nel Codice della Strada, questo provvedimento è stato adottato solo da poche decine di comuni su un totale di oltre 8000. Si tratta di un numero irrisorio a fronte del valore in termini di sicurezza e salute per i nostri bambini, soprattutto se paragonato alle centinaia di strade scolastiche già realizzate in città europee come Londra (500), Parigi (170) e Barcellona (150)». Punto.
Il Coordinamento chiede, tra l’altro, che ogni sindaco «emani divieti di transito e parcheggio ad auto e moto di fronte ad asili e scuole» e che i dirigenti scolastici «liberino da subito i cortili delle scuole dal parcheggio delle auto di personale e genitori, che sono un rischio quotidiano di tragedie e privano i più piccoli di spazi di gioco ed educazione all’aperto».
Violenza stradale e obesità pediatrica: siamo quasi maglia nera in Europa
Intanto sulle strade contiamo morti e feriti, siamo quasi maglia nera d’Europa, ma non c’è ‘solo’ questo: con l’auto o moto sempre e dovunque impediamo anche alla gente di riappropiarsi degli spazi sociali (le strade) e di far muovere i nostri figli, tra i più obesi o comunque tra i più inattivi d’Europa. Le ultime indagini di Okkio alla Salute, il sistema di sorveglianza su sovrappeso, obesità e fattori di rischio correlati nei bambini delle scuole primarie (6-10 anni) a cura del Ministero della Salute, parlano chiaro. Qualche dato: 1 bambino su 5 non ha svolto alcun esercizio fisico il giorno prima dell’intervista, più del 70% non è andato a scuola a piedi o in bicicletta e quasi la metà trascorre più di 2 ore al giorno davanti a televisione, tablet o telefono cellulare – una tendenza che i dati mostrano in aumento.
«Ma no – penserete, increduli – non può essere!». Invece è così: quelli ritratti in foto siamo noi, altroché. Vorrei essere una mosca e vedere a quest’ora di cosa parla la gente comune in Paesi quali Svizzera, Austria, Germania, Finlandia e Svezia.
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