Ztl a Roma, proteste e petizioni contro le regole e i nuovi varchi previsti dal Comune

Ztl a Roma, ‘na palla sporca. Anzi sporchissima. La vedete questa mappa qui sotto? Rappresenta le emissioni inquinanti dei Trasporti in Europa. Il 71 per cento di queste è originato dal trasporto su strada, ben oltre il 14 per cento circa di quelle prodotte dal settore dell’Aviazione civile e dalla Navigazione. La fonte è l’Agenzia Europea dell’Ambiente, non l’astrologo e neppure il cartomante che si avventurano in oroscopi e tarocchi nelle tv private in notturna.

Da tempo l’Europa invita tutti, anche l’Italia, a ridurre le emissioni entro il  2030. Ma nel settore dei Trasporti, così come osservato  in un recente Rapporto Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) sono due le questioni da risolvere:

1) siamo in grave ritardo;
2) alla luce di questo per arrivare a dama entro il 2030 rimane davvero poco tempo e bisogna invertire la rotta.

A Roma, che ricordo dell’Italia è la capitale, si sta provando a limitare il traffico veicolare all’interno della cosiddetta Fascia Verde, ma è una palla sporca. Ecco di seguito perché.

A Roma nuovi varchi in Fascia Verde e meno auto inquinanti

In città si stanno installando 51 nuovi varchi di rilevamento automatico, situati lungo il perimetro green di questa Fascia: ecco come sarà grazie all’elaborazione a cura degli uffici del Comune.

Stiamo parlando del 16% del territorio di Roma, un’area di 208 km/q di larghezza, una delle più grandi d’Europa!

Per chi non l’avesse ancora capito o non vivesse nella capitale, da questo punto di vista finora è stato far west (o giù di lì): centro storico e più allargato strangolati dalle auto nonostante i già attuali varchi a Zona Traffico Limitato, con spazi fisici terminati da tempo e inquinamento alle stelle. Insomma: fuga dalla città. Punto.

Adesso (lo scrivo: giustamente!) l’obiettivo è quello di impedire alle auto più inquinanti di entrare a tutti i costi. «Con la segnaletica e i nuovi varchi – spiega sul suo profilo social l’assessore alla Mobilità Eugenio Patanè –  i divieti esistenti saranno resi obbligatori: le auto Euro 0, 1 e 2 benzina e Euro 1, 2 e 3 diesel non potranno più entrare né essere parcheggiate all’interno del perimetro della nuova #Lez #FasciaVerde. Poi da novembre 2023 usciranno anche i diesel Euro 4 dalla Fascia Verde e da novembre 2024 i benzina Euro 3».

I nuovi varchi come le leggi razziali (!)

I romani, perlomeno gran parte di loro, non l’hanno presa granché bene e lo stanno manifestando già nel corso di queste settimane durante i primi incontri organizzati presso alcuni Municipi dal Campidoglio per spiegare le linee guida del provvedimento che verrà introdotto a breve. Nel XV Municipio ce n’è stato uno mercoledì 3 maggio, all’interno dei locali della Parrocchia di Grottarossa.

Un’assemblea voluta dai consiglieri di maggioranza del XV municipio, che ha visto la partecipazione del presidente della commissione Mobilità del Comune di Roma, Giovanni Zannola, per avviare un confronto con i cittadini.

Primo contatto andato male. Per capire l’aria che tira leggete la fredda cronaca. C’è chi parla di una misura discriminatoria per i più poveri, chi la paragona alle “leggi razziali di epoca fascista” (ma sì, dai: uno valga sempre uno!), chi vede invece un modo per ghettizzare le persone che vivono in periferia. Quindi l’arcinota argomentazione, tutto sommato non proprio infondata: «Prima andrebbero fatte le infrastrutture, poi si portano avanti misure come questa a tutela ambientale – dice Enrico Ingami, amministratore del Gruppo Facebook ‘Fermiamo la ztl in fascia verde’ -. Assurdo dover pagare una tangente per poter lavorare, perché di questo si tratta».

 

A Giovanni Zannola, spesso ospite nelle trasmissioni in streaming su questo blog, è stata ricordata  l’impossibilità di muoversi per motivi di lavoro in una città in cui il trasporto pubblico è ritenuto insufficiente. Ma il tema riguarda anche il trasporto degli anziani, potersi recare in ospedale, raggiungere in alcuni casi i parcheggi di scambio per accedere ai mezzi pubblici.

«Sono qui per trovare insieme un equilibrio – dice Zannola alla platea -, ma c’è bisogno di misure che disincentivino l’uso e il possesso dell’auto privata in questa città. Noi abbiamo una città enorme, bellissima,  dove sono immatricolati 2 milioni e trecentomila auto e motoveicoli, una media di 0,617 per ogni cittadino: è una roba che inquina». 

«Siamo pronti a ricorrere al Tar con le firme che stiamo raccogliendo  – replica invece Ingami – e chiederemo la sospensiva». E siamo solo agli inizi.

Zannola a Vitadueruote: »Facciamo incontrare la sostenibilità ambientale con quella sociale»

Al termine dell’incontro contatto io stesso Zannola: «Andiamo avanti consapevoli che la scelta è complessa e delicata – mi dice – ma come è giusto che sia lavoriamo per accompagnare questo provvedimento, oltreché al confronto con la città, a una serie di incentivi e altri investimenti che lo rendano compatibile con la Roma attuale». Traduzione: ci vorrà molta pazienza, che però allo psicologo in campo nel ruolo istituzionale tra i più delicati in assoluto non dovrebbe mancare. «Occorre far incontrare le istanze della sostenibilità ambientale con quelle della sostenibilità sociale».

A Giovanni Zannola, mi permetto io, va tutta la mia comprensione per metterci la faccia. Parliamoci chiaro: per come stanno andando le cose a Roma non basterebbe nemmeno inventare il teletrasporto, tanto i romani sceglierebbero sempre l’auto privata anche solo per muoversi nel raggio di cinque chilometri, che poi alla fine è la distanza massima di utilizzo infrasettimanale percorsa dalle quattro ruote attuali. Tuttavia il discorso appare più complesso di quello che sembra e la verità in tasca non ce l’ha nessuno. Mai sottovalutare l’esasperazione che ha animato, ad esempio, i cittadini intervenuti all’incontro.

Identificati gli schieramenti in campo, è comunque ora di dire basta a un certo andazzo. Questo va detto.

La petizione su Change.org

Intanto vi riporto una petizione che sta girando da tempo on line, con cui chiedere di fermare l’azione del Campidoglio. Vi mostro quella disponibile su Change.org, la piattaforma di settore forse più nota.

La controllo spesso: nell’arco di pochi giorni siamo passati dalle 25mila alle 50mila firme. E il bello è che la battaglia è appena iniziata. «A 75mila firme, come recita l’avviso,  questa petizione rientrerà nell’1 per cento di quelle più firmate su Change.org Italia». Insomma allarme rosso: rivolta (silenziosa, ma manco tanto visto il video nell’articolo su Roma Today) in corso d’opera. Chissà se poi dalla petizione si passerà a qualche altra forma di mobilitazione.

Resistere Resistere Resistere

Ed ecco che ancora una volta il ruolo del decisore politico torna a nobilitarsi. Non più da considerarsi sempre e solo inefficiente come da vulgata quotidiana, ma in grado di adottare provvedimenti che cambino (in meglio) la vita di migliaia di persone.

Vista la burrasca in arrivo, però, la domanda nasce spontanea: come poter reggere le pressioni delle lobby delle case automobilistiche costruttrici e i mal di pancia nella gran parte dei cittadini? Al XV Municipio di Roma (in cui vivono ‘appena’ 160 mila persone) credo che abbiamo avuto soltanto un assaggio di quello che sarà lo spartito da qui in avanti in ogni quartiere. Anzi: sono convinto che a Roma nord l’accoglienza sia stata addirittura più ‘soft’ di quello potrà essere altrove d’ora in avanti.

Gran parte della gente comune, piaccia o no, spesso a ragione non si fida più del servizio di trasporto pubblico. Un servizio considerato nevralgico per la capitale d’Italia e che è ancora da considerarsi al di sotto degli standard qualitativi auspicati.

Come poterne uscire? Anzitutto sforzandosi il più possibile di recuperare il rapporto di fiducia perso (non da oggi) con la cittadinanza, illustrando per filo e per segno la fase di potenziamento logistico e infrastrutturale che dovrebbe consentire una nuova, attesa, mobilità. Però mi chiedo: siamo ancora in tempo?

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